Griselda, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VII
 
 GUALTIERO, CORRADO e detti
 
 Gualtiero
 L’arcano in te racchiudi. (Piano a Corrado)
 Corrado
 È mia cura obbedir.
 Gualtiero
                                        Bella Costanza!
 Costanza
 Mio re.
 Gualtiero
                 Qual mai ti stringo? E qual nel core
210mi nasce in abbracciarti
 tenerezza e piacer figli d’amore?
 Costanza
 Signor da tua bontà l’alma sorpresa
 tace e i timidi affetti
 più ch’il mio labbro il suo tacer palesa.
 Roberto
215(Soffri o misero cor). (A parte)
 Corrado
                                          (Mesto è il germano). (A parte)
 Gualtiero
 Omai vien meco a parte
 di quello scetro e di quegl’ostri, o bella,
 che in benefico influsso
 già destinaro al tuo natal le stelle.
220Tu pur verrai Roberto,
 o di ceppo real germe ben degno.
 Oggi da voi riceva
 ornamento la reggia e gioia il regno.
 Roberto
 Gran re, troppo mi onori.
 Gualtiero
225Andiam; più non s’induggi idolo mio. (Parte)
 Costanza
 Seguo il tuo piè. Prence...
 Roberto
                                                 Reggina...
 a due
                                                                      Addio.
 Costanza
 
    Ritorna a lusingarmi
 la mia speranza infida
 e Amor per consolarmi
230già par che scherzi e rida
 volando e vezzegiando
 intorno a questo cor.
 
    Ma poi, se ben altiero,
 il pargoletto arciero
235già fugge e lascia l’armi
 a fronte del timor.