Griselda, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ARGOMENTO
 
    Gualtiero (intitolato nel drama re di Tassaglia, per maggior nobiltà della scena, tutto che nella storia altro egli non fosse che marchese di Saluzzo) invaghitosi d’una semplice pastorella per nome Griselda da lui veduta più volte in occasione della caccia, la prese in moglie, non potendo altrimente espugnare la di lei virtù né sodisfare al suo amore. Un sì disugual matrimonio diede a’ popoli occasione di momorarne e dopo la nascita d’una fanciulla, primo frutto di queste nozze, sarebbero passati a qualche sollevazione, se il re non l’avesse ripressa, facendo credere di aver fatta morire la figlia chiamata Costanza, di nascosto inviandola ad un principe suo amico in Atene, perché la educasse segretamente. Era già arrivata all’età di quindici anni Costanza, senza che ella ed altri fuori di Gualtiero e del principe sapesse la vera condizione della sua nascita, che tutta volta il principe pubblicamente diceva non esser men che reale. Aveva il sudetto principe amico, di due figli, il primo chiamato Roberto, l’altro Corrado; ma fra questi Roberto solo con la principessa Costanza se ne givano avanzando assieme con gli anni una reciproca corrispondenza d’amore, la quale approvata veniva con tacito consenso dal principe padre. Ma alfine ridotto questo all’ultimo periodo della sua vita, al minor figlio Corrado il segreto della real nascita di Costanza solamente lasciò palese, imponendogli con vigoroso divieto il discoprimento di quello. In questo mentre, nacque un altro fanciullo a Griselda e tornando allora i popoli ad una nuova sollevazione, istigati da Ottone nobilissimo cavallier del regno, che era invaghito della regina, Gualtiero volle por fine a tali disordini con la finzione di ripudiare Griselda e ritrovarsi altra sposa. Tanto fece, scrisse a Corrado che gli conducesse Costanza in qualità di sua moglie, intimò a Griselda il ripudio, la rimandò alle sue selve ed ella sofferse il tutto con una fortezza assai più che donnesca. I finti rigori di Gualtiero e le vere persecuzioni di Ottone, che in tali disgrazie di Griselda si va adulando di poter ottenerla per moglie, fanno tutto l’intreccio della favola, con quelli avvenimenti che per entro vi si ravisano.
    La scena si finge in Larmirio città della Tessaglia.