La favola de’ tre gobbi, Modena, Soliani, s.d. (Li tre gobbi)

 SCENA IV
 
 BELLAVITA, detta e cameriera
 
 BELLAVITA
175Al volto porporino
 di madama Vezzosa umil m’inchino.
 VEZZOSA
 Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 BELLAVITA
 Permetta, anzi conceda
180che prostrato si veda
 il prototipo ver de’ rispettosi,
 l’infimo de’ suoi servi generosi.
 VEZZOSA
 Signor, lei mi confonde.
 Vorrei dir... ma non so...
185Per andar alla breve io tacerò.
 BELLAVITA
 Quel silenzio loquace
 quanto, quanto mi piace; ella tacendo
 col muto favellar va rispondendo
 ed io, che tutto intendo,
190il genio suo comprendo,
 ella vuol favorirmi ed io m’arrendo
 ed accetto le grazie e grazie rendo.
 VEZZOSA
 Non mi dica di più; lo so, lo credo.
 Lo capisco, lo vedo.
195Lei è tutto ben fatto,
 lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 
    Nel mirar quel vago ciglio
 che fa guerra a più d’un cor,
 quell’occhietto vezzosetto,
200con quel labbro di cinabro,
 dove scherza il dio d’amor,
 
    che diletto sento in petto,
 nol provai giammai finor.
 (Se lo crede l’animale,
205quanto è matto in verità).
 
 BELLAVITA
 Senta, signora mia, per dire il vero
 io sono un cavaliero
 ameno e disinvolto,
 se lei m’osserva in volto,
210un certo non so che vi vederà
 che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza.
215Nelle braccia grazioso,
 nel gestir manieroso.
 Si può dire ch’io sia cosa gradita
 e poi, che serve, il conte Bellavita.
 VEZZOSA
 Già si sa, già si vede,
220la sua vita ben fatta è cosa rara,
 vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 Ella con favorirmi mi fa onore,
 cerimonie non fo, son di buon core.
 BELLAVITA
 Viva, viva il buon core.
225Anch’io l’affettazione
 odio nelle persone;
 parlar mi piace naturale affatto,
 perciò dal seno estratto
 il più divoto e caldo sentimento,
230trabocca dalle labbra il mio contento.
 
    Vezzosa amabile
 io bramo l’onore
 de vu servir;
 ma l’alma mia
235di gelosia
 fate morir.
 
    (Io già mi avveggo
 che pena e langue,
 che gran plasir).
 
240   Bella sciarmante,
 di voi sono amante.
 Volto ben fatto,
 per voi vengo matto;
 pietà vi chiedo
245de’ miei sospir.
 
 VEZZOSA
 Non si stia a faticare,
 sempre meno dirà di quel che appare;
 ma se è tanto grazioso
 sarà ancor generoso.
 BELLAVITA
                                        Eh! Cosa importa,
250dov’è grazia e beltà
 non si ricerca generosità.
 VEZZOSA
 Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia;
 un amante, ancorché bello e grazioso,
 quando si mostra avaro
255alle donne giammai puol esser caro.
 BELLAVITA
 Dunque con i miei vezzi
 io non posso sperar da voi affetto?
 VEZZOSA
 Per me, vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
260fate che della borsa io senta il suono.
 BELLAVITA
 Sarà dunque un amore interessato.
 VEZZOSA
 Sarà l’amor che dalle donne è usato. (È battuto)
 BELLAVITA
 Parmi di sentir gente.
 VEZZOSA
                                           Eh dite piano,
 poiché tengo un germano
265che è piuttosto cervello stravagante,
 se ci sente, vorrà far l’arrogante.
 BELLAVITA
 Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima.
 Per esempio, volendo
270darvi un segno d’amor, quest’orologio,
 dite, saria opportuno?
 VEZZOSA
 Ah sì ne ho perso uno
 simile appunto a quello.
 BELLAVITA
 Guardate, con grazia io vel presento.
 VEZZOSA
275Oh che grazia gentil! Siete un portento.
 BELLAVITA
 Mi vorrete poi bene?
 VEZZOSA
                                         Uh! Tanto tanto.
 BELLAVITA
 Vi piace il volto mio?
 VEZZOSA
                                         Siete un incanto.
 BELLAVITA
 
    Vezzosa gradita,
 mio dolce tesoro.
 
 VEZZOSA
 
280Per voi, Bellavita,
 io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
 Che dolce contento
 ch’io provo, ch’io sento,
 che brio, che beltà! (È battuto)
 
 BELLAVITA
 
285   Ohimè sento gente.
 
 VEZZOSA
 
 No no, non è niente,
 sarà mio fratello.
 
 BELLAVITA
 
 Ha poco cervello,
 tremar ci farà.
 
 VEZZOSA
 
290   Non tema di nulla,
 stia fermo, stia là.
 
 PARPAGNACCO
 
    Padron riverito.
 
 BELLAVITA
 
 Son servo obbligato.
 
 VEZZOSA
 
 Che gran civiltà!
 
 BELLAVITA
 
295È tutto compito.
 
 VEZZOSA
 
 Sorella le sono,
 spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO
 
    È assai ben creato.
 
 VEZZOSA
 
 Sorella le sono,
300spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO E BELLAVITA
 
    Fratello più buono
 di lui non si dà.
 
 VEZZOSA
 
    Per sino che parta,
 celatevi là.
 
 BELLAVITA
 
305È troppa bontà.
 
 VEZZOSA
 
    Andate in disparte,
 che poi partirà.
 
 PARPAGNACCO
 
 È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO E BELLAVITA
 
    Gli son servitore,
310comandi, signore,
 ma con libertà.
 
 VEZZOSA
 
    (Oh questa sì ch’è bella,
 m’hanno creduto affé).
 
 MACACCO
 
    Non c’è c’è più nessuno;
315to... to... to... tocca a me.
 
 VEZZOSA
 
    E questo bel Macacco
 da me cosa vorrà.
 
 MACACCO
 
    Mia ca... ca... ca... ca... cara.
 
 VEZZOSA
 
 Mio be... be... be... be... bello.
 
 MACACCO E VEZZOSA
 
320Son qua, son qua, son qua qua qua qua.
 
 BELLAVITA E PARPAGNACCO
 
    Un altro fratello
 codesto ancor sarà.
 
 VEZZOSA
 
    Or sono nell’imbroglio,
 non so cosa sarà.
 
 MACACCO
 
325Son qua, son qua. Son qua qua qua qua.
 
 BELLAVITA E PARPAGNACCO
 
    E ben quanti fratelli
 avete, mia signora?
 
 VEZZOSA
 
 Padroni cari e belli,
 io non glielo so dir.
 
 BELLAVITA
 
330   Voi siete menzogniera.
 
 PARPAGNACCO
 
 Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 VEZZOSA
 
    Andate, ch’io vi mando,
 andate via di qua.
 
 MACACCO
 
335Co... co... co... co... co... cosa mai sarà.
 
 A DUE
 
    Che razza maledetta.
 
 MACACCO
 
 Co... cosa mai sarà.
 
 A TRE
 
 Che rabia che mi fa.
 
 MACACCO
 
 Co... cosa mai sarà.
 
 Fine dell’intermezzo primo