La favola de’ tre gobbi, Modena, Soliani, s.d. (Li tre gobbi)

 SCENA III
 
 MACACCO, detta e cameriera
 
 MACACCO
 Madama,
 vi chiedo perdono. (Tartagliando)
 VEZZOSA
 Del barone Macacco io serva sono.
 MACACCO
130Cosa fate?
 VEZZOSA
 Io sto bene.
 MACACCO
 Non mi corbellate.
 VEZZOSA
 Pensi lei, signorsì,
 parlo anch’io qualche volta così.
 MACACCO
135Io sono innamorato
 di voi, mia bella,
 viver non posso
 senza chiamar aita
 da voi che siete la mia vita.
 VEZZOSA
140(Che ti venga la rabbia;
 oh, che brutta figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura).
 MACACCO
 Le ragazze
 mi corron dietro,
145vorrian che follemente
 l’amassi; ma non fanno niente.
 VEZZOSA
 Caro signor Macacco,
 quando lei fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pensate;
150vorrei che la mia sposa
 fosse corteggiata
 e spiritosa chiamata.
 VEZZOSA
 Non vi saria pericolo
 che le facesse torto,
155poiché più bel di lei
 che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
 Io son ben fatto,
 son bello; in conclusione
 non sono un cornacchione.
 VEZZOSA
160(Che faccia da castrone). (È battuto)
 Mi permette?
 MACACCO
                             Sì signora, sì.
 VEZZOSA
 (Oh questa è bella affé!
 Se quest’altro sen vien, saranno tre).
 Caro signor barone,
165con buona permissione,
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
 Fate pure,
 so anch’io l’usanza.
170Mi ritiro in questa stanza. (Parte)
 VEZZOSA
 Questo sarebbe il caso
 per una a cui piacesse
 di vivere al gran mondo;
 ha la vita piegata e il capo tondo.