La favola de’ tre gobbi, Gotha, Reiher, [1767] (Li tre gobbi o sia Gli amori di madama Vezzosa)

 IL CONTE
 Al volto porporino
 di madama graziosa umil m’inchino.
 MADAMA
190Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 IL CONTE
 Di me non vi dolete,
 se tardi mi vedete.
 Sono stato finor da certe dame,
195che vogliono ballar con fondamento,
 a insegnarle di vita il portamento.
 MADAMA
 Già si sa, già si vede;
 la sua vita ben fatta è cosa rara;
 vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 IL CONTE
200Veda, signora mia!
 Osservi in cortesia
 questi due monticelli
 ch’io tengo uno per parte.
 Son fatti con tal arte
205ch’uno coll’altro in equilibrio accorda
 e sembro appunto un ballarin da corda.
 MADAMA
 Non ne dica, di fatto
 lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 IL CONTE
 Senta, signora mia! Per dir il vero,
210io son un cavagliero
 ameno e disinvolto,
 se lei mi osserva in volto,
 un certo non so che vi vederà
 che s’accosta di molto alla beltà.
215Circa la grazia poi, non fo per dire,
 osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza,
 nelle braccie grazioso,
 nel gestir manieroso,
220si può dire ch’io sia cosa compita
 e poi che serve? Il conte Bellavita.
 
 Aria
 
    Veda che garbo,
 veda che brio,
 tutto son io
225grazia e beltà.
 
    Io con le dame
 son tutto amore,
 son l’amorino,
 caro, carino,
230son per le donne
 tutto bontà.
 
    Ma a chi m’offende
 sono terribile,
 con braccio orribile,
235con luci irate
 tiro stoccate
 di qua, di là.
 
    Fatene stima,
 non mi lasciate,
240se voi bramate
 d’esser felice;
 ognun mi dice
 ch’io sono bello,
 che io sono quello
245che fa l’onore
 della città.
 
 MADAMA
 Non si stia a faticare.
 Sempre meno dirà di quel che appare.
 Ma, se tanto è grazioso,
250sarà anco generoso.
 IL CONTE
                                      E cosa importa?
 Dov’è grazia e beltà,
 non si ricerca generosità.
 MADAMA
 Signor, lei mi perdoni, in questo sbaglia.
 Un amante, ancorché bello e grazioso,
255quando si mostra avaro,
 alla donna non puol esser mai caro.
 IL CONTE
 Dunque con i miei vezzi
 io non posso da voi sperar affetto?
 MADAMA
 Per me vi parlo schietto,
260se mi volete innamorar da buono,
 fate che della borsa io senta il suono.
 IL CONTE
 Sarà dunque un amor interessato.
 MADAMA
 Sarà l’amor che dalle donne è usato. (Picchiano entro la scena)
 IL CONTE
 Parmi di sentir gente.
 MADAMA
                                           Ah dite piano,
265poiché tengo un germano
 ch’è più tosto cervello stravagante;
 se ci sente vorrà far l’arrogante.
 IL CONTE
 Tiriamoci più in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima,
270per esempio, volendo
 darvi un segno d’amor, quest’orologgio,
 dite, saria opportuno?
 MADAMA
 Ah sì ne ho perso uno
 simile a punto a quello.
 IL CONTE
275Guardate con che grazia io vel presento.
 MADAMA
 Oh che grazia gentil! Siete un portento.
 IL CONTE
 Mi vorrete poi bene?
 MADAMA
                                         Uh tanto, tanto.
 IL CONTE
 Vi piace il volto mio?
 MADAMA
                                         Siete un incanto.
 
 Quartetto
 
 IL CONTE
 
    Vezzosa gradita!
280Mio dolce tesoro!
 
 MADAMA
 
 Per voi, Bellavita,
 io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
 Che dolce contento
 ch’io provo, ch’io sento!
285Che brio! Che beltà!
 
 IL CONTE
 
    Ohimè sento gente.
 
 MADAMA
 
 No no, non è niente.
 Sarà mio fratello.
 
 IL CONTE
 
 Ha poco cervello,
290tremar ci farà.
 
 MADAMA
 
    Non tema di nulla;
 stia fermo, stia qua.
 
 PARPAGNACCO
 
    Padron riverito.
 
 IL CONTE
 
 Son servo obligato.
 
 MADAMA
 
295Che gran civiltà.
 
 PARPAGNACCO
 
 È tutto compito. (A madama)
 
 IL CONTE
 
 È assai ben creato. (A madama)
 
 MADAMA
 
 Sorella gli sono,
 spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
300   (Fratello più buono
 di lui non si dà).
 
 MADAMA
 
    Per fino ch’ei parte,
 celatevi là. (Piano a Parpagnacco)
 
 PARPAGNACCO
 
 È troppa bontà.
 
 MADAMA
 
305   Andate in disparte,
 che poi partirà. (Piano al conte)
 
 IL CONTE
 
 È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
    Gli son servitore.
 Commandi, signore,
310ma con libertà.
 
 MADAMA
 
    (Oh questa sì ch’è bella! (Si ritirano)
 M’hanno creduto affé). (Torna Macacco)
 
 MACACCO
 
    Non c’è più nissuno,
 to... to... to... tocca a me.
 
 MADAMA
 
315   E questo bel Macacco
 da me cosa vorrà?
 
 MACACCO
 
    Mia ca... ca... ca... ca... cara!
 
 MADAMA
 
 Mio be... be... be... be... bello!
 
 A DUE
 
 Son qua qua qua qua qua. (Parpagnacco e il conte mettano la testa fuori della porta)
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
320   Un altro suo fratello
 codesto ancor sarà?
 
 MADAMA
 
    Or sono nell’imbroglio,
 non so cosa sarà.
 
 MACACCO
 
 Son qua qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, IL CONTE
 
325   Eh ben quanti fratelli
 avete, mia signora?
 
 MADAMA
 
 Padroni cari e belli!
 Io non glielo so dir.
 
 PARPAGNACCO
 
    Voi siete menzogniera.
 
 IL CONTE
 
330Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 MADAMA
 
    Andate, che vi mando.
 Andate via di qua.
 
 MACACCO
 
 Co... cosa mai sarà.
 
 A QUATTRO
 
335   Che razza maledetta,
 che rabbia che mi fa.
 
 Fine della prima parte