La cameriera spiritosa, Milano, Bianchi, 1766

Vignetta Frontespizio
 SCENA IX
 
 LUCREZIA, COSTANZA e detti
 
 Lucrezia
770Eh venite con me, non dubitate. (A Costanza)
 Signor, se voi volete
 saper qual sia la bella
 che Leandro ferì,
 datele un’occhiatina. Eccola qui. (Al conte)
 il Conte
775Come? (Meraviliandosi)
 Leandro
                  (Oh cieli!) (Da sé)
 Costanza
                                        (Oh paura). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
 Confessate a drittura
 al vostro genitor quel che poc’anzi
 mi avete confidato. (A Costanza)
 E voi signor garbato,
780al caso riflettete
 e negatelo poi, se cuore avete. (A Leandro)
 il Conte
 Questa è una novità che mi sorprende.
 Non eravate voi
 amante di Marianna? (A Leandro)
 Leandro
                                            Sì signore.
 Lucrezia
785Ed ora arde d’amore
 per la germana vezzosetta, esperta.
 Costanza
 (Credi tu ch’egli m’ami). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
                                                 (Oh ne son certa). (A Costanza)
 Costanza
 (Vorrei sentirlo confermar da lui).
 il Conte
 Eh ben signor Leandro,
790spiegatevi, può darsi
 non abbia per Costanza
 quella difficoltà che avea per l’altra.
 Leandro
 (Misero me!)
 il Conte
                            L’impegno,
 la parola, l’onor, tutto volea
795ch’io serbassi Marianna al cavaliere;
 ho fatto il mio dovere,
 or riprendiamo l’amicizia nostra.
 Se il bramate, signor,
 Costanza è vostra.
 Costanza
                                    (Cosa
800dirà!)
 Leandro
               (Non so che dir).
 il Conte
 Parlate. (A Leandro)
 Lucrezia
                   Ah se esitate anche un minuto,
 vi assicuro, signor, siete perduto. (A Leandro)
 Costanza
 Mi par s’egli m’amasse
 ch’ei dovrebbe parlar. Ma la germana
805proibito le avrà... (Verso Leandro)
 Lucrezia
                                   Non lo vedete?
 Seguitando a tacer voi vi perdete. (A Leandro)
 il Conte
 Che? Vuol farsi pregar? Le mie figliole
 non sono in questo caso.
 O faccia il suo dover, se ciò le aggrada,
810o mi levi il disturbo e se ne vada.
 Leandro
 Signor... (Al conte)
 Lucrezia
                    Ve lo domanda. (Al conte)
 Leandro
 Ah signor...
 Lucrezia
                        Vi scongiura.
 Timido è per natura e non ardisce.
 Incomincia a parlar, poi non finisce. (Al conte)
815Voi bramate Costanza? Signorsì. (A Leandro)
 E voi gliel’accordate? Sì signore. (Al conte)
 D’una parte e dall’altra il passo è fatto.
 Andar potete a stendere il contratto.
 
    Sior Leandro, venga avanti
820ed all’uso degli amanti
 la cominci a corteggiar.
 Con più garbo... più maniera...
 Non va bene, guardi me.
 Faccia così...
 
825   Quel bel volto s’io rimiro,
 fugge l’alma in un sospiro
 e poi riede nel mio petto
 per tornare a sospirar.
 
    Via, guardatelo un tantino,
830non stringete più il bocchino;
 su, da bravo; che tardate?
 Quante smorfie che mi fate!
 Siete inver due mammalucchi,
 siete goffi in verità.
 
835   (Oh che spasso, oh che diletto!
 Più bel gusto non si dà). (Parte)