La bella verità, Bologna, Sassi, 1762

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera nell’albergo di Lorano.
 
 LORANO ed un servitore
 
 Lorano
 Venga chi sa venire,
 non ricevo nessuno. È una miseria. (Il servo parte)
 Quando s’ha da compor, voglion venire
480e non val loro il dire:
 «Scusino, che ho da far». «Sì, mio signore
 non la voglio sturbar, vado via subito.
 Vengo a congratularmi.
 La prego a comandarmi,
485conoscerla bramai...»
 E loda e secca e non finisce mai.
 Poh! Chi l’avria mai detto
 ch’io comporre un libretto
 dovessi in questi dì! Su via spicciamola,
490al tavolino andiamo,
 quest’arietta del buffo terminiamo.
 
    Io smanio come un cane
 che per amor latrando... (Scrive pensando)
 
                                               Sì, va bene.
 Il mastro di capella è un uom valente,
495il latrar spiegherà perfettamente.
 
    Che per amor latrando,
 di qua, di là saltando...
 
                                            Qui m’aspetto
 il maestro sentir spiegare il salto
 or di terza, or di quinta ed or più in alto. (Viene il servo)
500Che c’è? Non te l’ho detto
 che non voglio nessun? Di’ al gentilissimo
 signor dottor che lo ringrazio, digli
 che per grazia del cielo ora sto bene
 e il dolor mi è passato
505e che alla sua virtù sono obbligato. (Il servo parte)
 Gran disgrazia! Ogni volta
 che con tanto piacer son qui venuto
 qualche male soffrir mi è convenuto.
 
    Io smanio come un cane
510che per amor latrando
 di qua e di là saltando
 la cagna vuol brancar. (Torna il servitore)
 
 Diavolo! Non intendi? (Al servitor con isdegno)
 Come? La prima donna? (Ascoltando il servitore)
515La donna seria? Non vorrei dicesse...
 Guai se non la ricevo,
 mai più me la perdona.
 Di’ che resti servita, che è padrona. (Il servo parte)
 Scortese colle donne
520essere non saprei
 ma almen quest’aria terminar vorrei.
 
    La cagna a lui s’oppone
 e vedesi il barbone
 sbuffando ed abbaiando
525rabbioso diventar.