La bella verità, Bologna, Sassi, 1762

Vignetta Frontespizio
 SCENA VII
 
 LORANO e detti
 
 Lorano
185Servo, padroni miei.
 Angiolina
 Serva monsieur Lorano.
 Claudio
 Che buon vento, signor, vi ha qui guidato?
 Lorano
 Altrove incamminato
 son per un certo affar ch’ora non dico.
190Ma già che il fato amico
 riveder mi ha concesso
 questo per me sì amabile soggiorno,
 vo’ in Bologna restar per qualche giorno.
 Tolomeo
 S’accomodi, la prego.
195Dategli da seder. (Ad un servitore)
 Lorano
                                   Bene obbligato.
 Tolomeo
 Oh incontro fortunato!
 Angiolina
                                            Oh bella sorte
 di vederla da noi!
 Claudio
                                   Miglior destino
 non si potea bramar.
 Lorano
                                         (Oh via, ho capito;
 han bisogno di me).
 Tolomeo
                                        Starà in Bologna
200lungamente, o signor?
 Lorano
                                           Volesse il cielo
 ch’io vi potessi star quanto desio
 ma a momenti è vicino il partir mio.
 Tolomeo
 Me ne dispiace assai.
 Lorano
                                          Perché?
 Tolomeo
                                                           Per dirla,
 le cose vanno mal. Non ci son libri
205al bisogno addattati.
 Sa quanto delicati
 sono in questo paese e sa l’amore
 che quivi hanno per lei
 e un suo libro, signore, io bramerei.
 Lorano
210Sa il ciel quanto mi duole
 non poterla servir. Sì, lo conosco,
 quanto onor, quante grazie
 quest’illustre città mi ha compartite,
 quanto l’opere mie son compatite.
215Ma io deggio partir.
 Claudio
                                       Se vuol, sappiamo
 quanto presto sa far.
 Lorano
                                        No, caro amico.
 Ogn’anno passa un anno,
 il troppo faticar stanca la mente;
 né più scriver poss’io sì facilmente.
 Tolomeo
220Via, signora Angiolina,
 parli anch’ella. Chi sa! Monsieur Lorano
 non sa dire di no ma specialmente
 colle donne suol esser compiacente.
 Angiolina
 Non ho merito alcuno.
 Lorano
                                           Oh cosa dice!
225Mi chiamerei felice,
 s’io servirla potessi. In altri incontri
 sa ben se di servirla ho procurato.
 Ma non posso restar. Sono impegnato.
 Angiolina
 Pazienza. Il lusingarmi
230di ottener tal finezza è cosa vana.
 S’io fossi una romana,
 forse l’ottenerei.
 Lorano
 Tant’e tanto davvero io partirei.
 Angiolina
 Basta, vi vuol pazienza.
235Signor con sua licenza,
 giacché vano è il parlar, vano è il pregarla,
 dell’incomodo ancor vo’ sollevarla.
 
    Lo so ch’io non merito
 sì grato favor;
240non sono sì amabile
 da vincerle il cor.
 
    Se avessi un occhietto
 languente, furbetto
 usar non saprebbe
245cotanto rigor.
 
    Perdoni, mi scusi; (Facendo qualche riverenza)
 pacienza, signor. (Parte)