La bella verità, Bologna, Sassi, 1762

Vignetta Frontespizio
 Nobile ed eccelso signore,
    giacché degnato vi siete, nobile ed eccelso signore, di accordare all’impresa nostra la vostra benignissima protezione, da cui ne abbiamo riportato onore, benefizio e vantaggio, vorremmo in qualche maniera dimostrarvi il nostro ossequiosissimo riconoscimento né sappiamo in qual altra maniera poterlo fare, se non se dedicandovi questo nuovo dramma che sotto i vostri auspici fu scritto ed ora al pubblico viene esposto. Scarsissima è l’offerta nostra al merito grande di voi, nobile ed eccelso signore, ma pure ci lusinghiamo che l’aggradirete, sendo opera di un autore da voi amato e protetto e che unicamente per venerazione ai vostri comandi si è qui trattenuto ed ha il libretto composto. Ecco un’altra ragione che ci stimola a tale offerta, dovuta a voi solamente, come unico mezzo che ci ha procurato, in mancanza di libri nuovi, un libro fatto per noi. Niuno certamente può dubitare se sia o non sia questo dramma precisamente per la nostra impresa composto. Egli ha per titolo La bella verità. L’autore si è divertito sul vero; ha unito in una semplicissima azione vari fattarelli verissimi, si è servito di caratteri veri e, col pretesto di lavorare sul vero, ha risparmiata la fatica d’inventare e d’immaginare. Non ha risparmiati gli attori nostri; non ha forse risparmiati noi stessi ma di buon cuore gli si perdona, poiché trattando da galantuomo ha posto in iscena anche sé medesimo e non ha avuto riguardo di farsi da sé stesso la critica. Il pensiere è nuovo, è stravagante, è bizzarro; desideriamo che piaccia al pubblico; e se avrà la fortuna d’incontrare e di condur la gente al teatro sarà per noi il più bel libro di questo mondo. Ci raccomandiamo pertanto umilmente a voi nobile ed eccelso signore, onde coll’esempio vostro nella generosa frequenza di onorarci alle nostre rappresentazioni ci faccia godere sempre più gli effetti dell’autorevole vostra protezione. Se mai in questa supplica si ravvisasse il nostro interesse, sarà per non staccarci dal titolo del libretto. Voi nobile ed eccelso signor marchese, che fra le innumerabili vostre virtù avete quella di amare la verità e di preferirla ad ogni umano riguardo, non isdegnarete che noi pure diciamo sinceramente il nostro umilissimo desiderio e ci permetterete begninamente che possiamo con profondissimo ossequio soscriverci di voi nobile ed eccelso signore umilissimi, ossequiosissimi, obbligatissimi servidori.
 
    Gl’impresari