La donna di governo, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA III
 
 CORALLINA, poi MOSCHINO
 
 Corallina
 È ver che mia sorella
 un consiglio mi dà che mi par buono
645secondo il genio mio; ma non vorrei...
 Moschino
 Eccomi di ritorno.
 Corallina
                                    E ben, trovasti
 Fulgenzio?
 Moschino
                       L’ho trovato.
 Corallina
 Che disse?
 Moschino
                       Di venir mi ha assicurato.
 Creduto ha il poveruomo
650che Rosalba l’inviti.
 Corallina
 Moschin vale un tesoro.
 Moschino
                                              Dite bene
 ma il povero Moschino,
 benché vaglia un tesor, non ha un quattrino.
 Corallina
 Mi dispiace che in tasca
655non ne ho presentemente.
 Moschino
                                                  Non importa,
 bastami che stasera in certo impegno,
 da cui sottrarmi non avrei potuto,
 Corallina, mi diate un po’ d’aiuto.
 Corallina
 Volontier; di’, che vuoi, che ti bisogna?
 Moschino
660S’ha da fare una cena in compagnia;
 vorrei per parte mia
 un cappone, un salame e due fiaschetti
 del miglior vin, che pel padron serbate,
 e vorrei due salviette e due posate.
 Corallina
665Due posate? Perché?
 Moschino
                                         Perché stassera,
 giacché ognun se la gode e si sollazza,
 vuo’ condurre ancor io la mia ragazza.
 Corallina
 Ah bricconaccio!
 Moschino
                                 Via, non dite male
 di quei che fan l’amore
 Corallina
670Hai ragione, dobbiamo
 compatirci l’un l’altro.
 Moschino
                                           Avrò il servizio?
 Corallina
 Tutto quello che vuoi ma con giudizio.
 Moschino
 Giudizio! Ci s’intende. Oh questa è vaga.
 Noi pensiamo a spassarci e il padron paga.
675Affé non veggo l’ora
 che venga sera e che il padron sen vada
 sollecito a dormir. Voglio andar subito
 a ritrovar la cara mia gioietta;
 che bella canzonetta
680che le voglio cantar!
 Corallina
                                       Si può sentire?
 Moschino
 Subito in un momento
 ve la voglio cantar con l’istromento.
 
    Cicetta cara, sì, ti voglio bene,
 mi sento per amor divenir pazzo,
685aspetto l’ora e l’ora mai non viene,
 deh moviti a pietà del tuo ragazzo.
 
    Oh che solazzo,
 bella cicetta,
 cara Ninetta,
690goder aspetto!
 Che bel diletto
 prova il mio cor!
 Uh quanto è dolce
 quel caro amor!
 
695   La mia cicetta a quel balcon non viene
 ed io là dentro col pensier solazzo;
 ascoltami, mio ben, che per te moro,
 ascoltami, mio ben, cicetta d’oro.
 
    Oh che ristoro!
700Che godimento!
 Che bel contento
 goder aspetto!
 Che bel diletto
 prova ilo mio cor!
705Uh quanto è dolce
 quel caro amor! (Parte)