L’amore artigiano, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 ROSINA e le tre scolare come sopra
 
 Rosina
750(Fin che il ciel mi conserva
 gli occhi e le dita, di penar non temo.
 Sì, lo voglio lo voglio e lo vedremo).
 Vespina, vammi un poco
 a porre un ferro immantinente al foco. (Parte una scolara)
755Dica pure mio padre
 tutto quel che sa dire.
 Nasca quel che sa nascere,
 io voglio il mio Giannino e se dovessi
 vivere in povertà, sotto un bastone
760dirò quello che dice la canzone.
 
    Hastu volesto?
 Magna de questo,
 xestu contenta?
 Basta cusì.
 
765   Tante l’ha fatta
 sta bella festa
 e l’ho volesta
 far anca mi. (Ritorna la scolara ch’era partita a parlare all’orecchio di Rosina)
 
 Davvero? Il mio Giannino
770vuol venirmi a parlar? Dov’è mio padre?
 È partito? Ci ho gusto. (La scolara risponde piano)
 Digli che venga pur. Tu scalda il ferro,
 guarda che caldo sia quand’io lo bramo.
 Ma di qua non tornar, se non ti chiamo. (Parte la scolara)
775Lisetta, dal merciaio
 vammi a comprar del refe e della seta,
 digli, per non mandare ogni momento,
 che ti dia di colori un sortimento. (La scolara parte)
 Tu va’ dalla contessa,
780dille se domattina
 vuol ch’io vada a provarle il suo vestito
 poiché poco vi manca a esser finito. (La scolara parte)
 A parlar con Giannino io mi consolo
 ma parlare gli vo’ da sola a solo.