Amor contadino, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA XI
 
 La GHITTA, poi ERMINIA
 
 Ghitta
 Poverino! Delira. A me dia pure
 questo fior rovinato,
 questo cor strapazzato,
395m’impegno, quando ancor fosse così,
 farlo bello tornar, com’era un dì.
 Chi è questa che ora viene?
 Contadina non par, benché vestita
 in villereccio arnese.
400Ella certo non è del mio paese.
 Erminia
 
    Pastorelle, felici voi siete,
 che godete la pace del cor.
 
    Fra quest’ombre di gioia ripiene
 le catene son dolci d’amor.
 
 Ghitta
405(Canta e parla da sé come una pazza).
 Erminia
 Addio, bella ragazza.
 Ghitta
                                        Vi saluto.
 Che volete da noi?
 Erminia
                                     Domando aiuto.
 Ghitta
 Oh mio padre, sorella,
 femmine a lavorar non prende mai.
410E in casa egli ha de’ mangiapani assai.
 Erminia
 Né perciò mi esibisco.
 Né addattare saprei mano inesperta
 a rustici lavori. Io sol vi chiedo
 per la notte vicina asilo e tetto.
 Ghitta
415Oh a chi non conosciam non diam ricetto.
 Erminia
 Chi son io vi dirò.
 Ghitta
                                    Bene; aspettate.
 Se c’è in casa mio padre
 o alcun della famiglia,
 subito a voi lo mando;
420(io ci scommetterei ch’è un contrabando). (Parte)