La fiera di Sinigaglia, Venezia Zatta, 1794

 SCENA XII
 
 Il conte ERNESTO, LISAURA e la suddetta
 
 Conte
 Ehi, padrona, una stanza
 date alla forastiera.
 Giacinta
                                      Mi perdoni;
 ho le stanze impedite.
 Conte
                                           Ad un mio pari
 non si fa un’insolenza.
 Giacinta
415Né si viene da me con prepotenza.
 Conte
 Di voi mi meraviglio;
 so che il luogo l’avete.
 Giacinta
 Ella mi ha da pagar...
 Conte
                                          Zitto, tacete.
 (Non vorrei mi facesse
420svergognar con quest’altra). Or or vedrete
 se le stanze trovar le faccio a un tratto.
 Lisaura
 Non fate maggior foco;
 mi potrete condurre in altro loco. (Piano al conte)
 Conte
 No no, sono impuntato;
425esser voglio servito e rispettato. (Piano a Lisaura)
 Sentite. (Accostandosi a Giacinta)
 Giacinta
                   Che comanda?
 Conte
 Quanto vi devo dar? (Piano a Giacinta)
 Giacinta
                                         Due scudi e mezzo. (Piano al conte)
 Conte
 (Eccovi cinque scudi. (Glieli dà di nascosto)
 Alloggiate costei). (Piano a Giacinta)
 Giacinta
                                    Ella è padrone. (Forte)
 Conte
430Più rispetto alle nobili persone. (Forte)
 Giacinta
 Tosto sarà servita.
 Conte
 Quella donna insolente ho intimorita.
 Lisaura
 Bravo! Ho piacer davvero! (Al conte)
 Conte
                                                    Andate tosto
 le stanze a preparar.
 Giacinta
                                        L’obbligo mio
435non dubiti da me sia trascurato.
 Il signor conte è un cavalier garbato.
 
    Mi consolo con voi, signorina,
 di un sì grande e gentil protettor;
 di servirvi gradisco l’onor (A Lisaura)
440(fin che dura il denar che mi diè).
 
    Dite pur, che ho da fare per lei? (Al conte)
 Comandate, ch’io tutto farò. (A Lisaura)
 Vi conosco, lo vedo, lo so. (A tutti due)
 Voi vi amate, furbetti, di cor;
445vostra serva, vel giuro, sarò
 (quando sia generoso con me). (Parte)