La fiera di Sinigaglia, Venezia Zatta, 1794

 SCENA VI
 
 GRIFFO, poi PROSPERO
 
 Griffo
 Ei far vorrebbe il grande
215ma si abbassa dappoi quando gli preme;
 superbia e povertà stan male insieme.
 Converrà ch’io procuri
 quei cotoni impegnar. Non che mi caglia
 di oprar per lui ma la premura mia
220solo è di guadagnar la sensaria.
 Io so che il signor Prospero
 è un uom che ha del denaro
 ma so che è un uomo avaro e spesse volte
 l’uccellator griffagno
225si lascia lusingar da un bel guadagno.
 Ehi, dite al signor Prospero (Ad una giovane)
 che senta una parola. Con costui
 che finge l’uom da bene,
 tutta l’arte più fina usar conviene.
 Prospero
230Chi mi vuol?
 Griffo
                           Compatite.
 Prospero
                                                  Vi saluto.
 Griffo
 Sono da voi venuto
 per proporvi un negozio.
 Prospero
                                                Amico caro,
 se ho da sborzar denaro,
 vel dico innanzi tratto,
235presentemente ne son senza affatto.
 Griffo
 Spiacemi in verità. Volea parlarvi
 di un certo negozietto
 che potea profittarvi
 senza un menomo dubbio d’alcun danno
240un migliaio di scudi in men d’un anno.
 Prospero
 Dite davver!
 Griffo
                          Mi spiace
 che non siete nel caso.
 Prospero
                                           Vi dirò,
 sono senza denar ma il troverò.
 Griffo
 Se voi foste nel caso
245di prestar del contante...
 Prospero
                                               Ho da prestare?
 Il denar non saprei dove trovare.
 Griffo
 Ma col pegno alla mano.
 Prospero
                                              Ah! Qualche volta
 anche con pregiudizio
 scomodarsi conviene e far servizio.
250Cosa vorriano dar per ipoteca?
 Griffo
 Sedici o venti balle
 di coton di Levante.
 Prospero
 Di buona qualità?
 Griffo
                                    Roba perfetta.
 Prospero
 Aiutar chi ha bisogno a noi si aspetta.
 Griffo
255Ditemi francamente
 il vostro sentimento.
 Che volete per cento?
 Prospero
                                          In tai negozi
 non pretendon che il giusto i pari miei.
 Mi contento del sei.
 Griffo
                                       Siete onestissimo.
 Prospero
260Per il prossimo mio son pietosissimo.
 Il sei per cento è il frutto
 del denaro ch’io do; ma il due per cento
 vi vuol pel magazzino e il due per cento
 per la mia provigione
265per vendere il cotone; e s’io lo fido
 con periglio di qualche fallimento
 mi vien anche per questo il due per cento.
 Griffo
 Ma tutti questi casi
 non potriano accader.
 Prospero
                                          No, non voglio
270incontrar qualche imbroglio.
 Così siam cauti il proprietario ed io
 e vuo’ che l’util mio mi sia pagato
 di un anno anticipato, onde ogni mille,
 che saran numerati,
275cento e venti per me siano levati.
 Griffo
 Bravo! Così mi piace.
 Quello che si ha da far che sia ben fatto.
 Prospero
 Quando faccio un contratto,
 vi parlo schiettamente,
280a me piace di farlo onestamente.
 
    Io non fo come gli avari
 che indiscreti, che usurari
 von la gente scorticar.
 Se di più di quel che ho detto
285mi vuol fare un regaletto
 non lo voglio ricusar.
 
    Il mio cor non è venale,
 son cortese e liberale,
 fo del bene a chi mi par.
290Dalle balle del cotone,
 con licenza del padrone
 per stoppino o per filar
 un pochino vuo’ pigliar. (Parte)