Filosofia ed amore, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 Cortile.
 
 XANTO ed ESOPO
 
 Esopo
 Tant’è signor padrone,
 fate quel che vi dico.
 Fingetevi ammalato. In su la sedia
980ponetevi a sedere in aria mesta
 e lasciate operare alla mia testa.
 Xanto
 Ah Esopo mio, pavento
 trovar quel che mi spiace. Finch’io dubito
 del cuor di Menalippe,
985fra speranza e timor mi serbo in vita;
 se la scopro infedel, per me è finita.
 Esopo
 E ben, finita sia.
 Buona filosofia,
 lo sapete voi pure, insegna e dice:
990meglio è morir che vivere infelice.
 Xanto
 È vero, ai miei scolari
 sprezzar la vita vo insegnando anch’io
 ma vorrei prolungare il viver mio.
 Esopo
 Sì, capisco, voi fate
995come il medico saggio
 che il vino buono proibisce altrui
 ed il vino miglior cerca per lui.
 Xanto
 L’universal natura
 sussistere procura; e il scioglimento
1000deve all’umanità recar tormento.
 Esopo
 È ver, l’accordo anch’io;
 né col consiglio mio
 procurarvi la morte ora pretendo
 ma che viviate più felice intendo.
 Xanto
1005Ma se perdo colei...
 Esopo
                                      Oh via tacete,
 se filosofo siete,
 la donna amate fino a un certo segno
 ma l’amore non sia di Xanto indegno.
 Xanto
 Tu mi sgridi a ragion. Son qui, farò
1010tutto quello che vuoi; non mi opporò.
 Esopo
 Ponetevi a sedere.
 Xanto
                                    Ecco mi siedo.
 Esopo
 Fingete d’aver male.
 Xanto
                                        Ed un filosofo
 finger dovrà?
 Esopo
                            Davvero
 ridere voi mi fate.
1015Sincerità vantate
 e un filosofo scaltro si procura
 la sua fama maggior coll’impostura.
 Xanto
 Sei più furbo di me...
 Esopo
                                          Zitto, vien gente;
 fate quel che vi ho detto
1020e vedrete fra poco il buon effetto.
 Presto, presto accorrete,
 il povero padrone (Verso la scena)
 è vicino a morir.