Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 SCENA PRIMA
 
 Giardino .
 
 Don MACROBIO e don TIBERIO
 
 TIBERIO
 L’abbiam passata buona.
 MACROBIO
 Ancor dalla paura
325mi tremano le gambe.
 TIBERIO
 Senti amico; giacché qui siam tornati
 senza d’esser mirati, io vuo’ che ascosi
 in qualche luogo or or fare una burla
 a queste amiche sprezzatrici; osserva,
330vedi là su quegli alberi... No, ferma...
 Vedi quei vasi, ivi vogl’io che adesso
 ci nascondiamo.
 MACROBIO
                                 E come!
 Questa è cosa difficile
 TIBERIO
                                           Perché?
 MACROBIO
 Perché! Come faremo ivi a salire?
335Ah! Non ci vado certo.
 TIBERIO
                                           Vieni; andiamo...
 Che...
 MACROBIO
              Ed io, ed io non sarà mai.
 TIBERIO
                                                              Ma guarda, (Mostra salire)
 guarda come facc’io! Su via, t’accosta.
 Son io qui, non temer.
 MACROBIO
                                            Orben, proviamo. (Sale e si pone nel vaso)
 Piano piano... Mo casco...
340Ahi ahi... Tienimi forte;
 ohimè, che batticore,
 mi viene un’altra volta un gran tremore.
 TIBERIO
 Ci sei?
 MACROBIO
                Ci son.
 TIBERIO
                               Adesso (Entra nell’altro vaso)
 io salirò come un augel volante
345per burlar questo sesso disprezzante.
 MACROBIO
 
    Don Tiberio...
 
 TIBERIO
 
                                Ma da zitto
 giù la testa.
 
 MACROBIO
 
                        Ohimè mi crepa.
 
 TIBERIO
 
 Non parlar...
 
 MACROBIO
 
                          Son fracassato.
 
 TIBERIO
 
 Non temer...
 
 MACROBIO
 
                          Ohimè! Che il fiato
350piano piano se ne va.
 
 TIBERIO
 
    Ma sta’ cheto, adesso adesso
 qui la cosa finirà.