Il conte Chicchera, Milano, Montano, 1759

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA III
 
 LUCREZIA ed IPPOLITO
 
 Lucrezia
 Non mi preme saper quel che dir voglia,
1005bastami che voi siate
 ritornato ad amarmi.
 Ippolito
 Basta che voi seguite a perdonarmi.
 Lucrezia
 Sì, vel dissi di cor.
 Ippolito
                                    L’affetto mio
 brama un più certo segno.
 Lucrezia
1010Che vorreste da me?
 Ippolito
                                         La destra in pegno.
 Lucrezia
 La meritate voi?
 Ippolito
                                 No, non la merito;
 ma la spero però.
 Lucrezia
                                   Su che fondaste
 questa vostra speranza?
 Ippolito
 Sul vostro cor ch’ogni bel core avvanza.
 Lucrezia
 
1015   Sì, mio bene, io ti perdono
 e ritorno al primo amor.
 Prendi pur la destra in dono
 e alla destra unito il cor.
 
 Ippolito
 
    Idol mio, del tuo perdono
1020mi fa degno il dio d’amor.
 Corrisponda a un sì bel dono
 la mia destra ed il mio cor.
 
 a due
 
    Cara destra, amabil core,
 m’empie l’alma un dolce ardore,
1025fortunato il mio dolor. (Partono)