Li uccellatori, Venezia, Fenzo, 1759

Vignetta Frontespizio
 SCENA V
 
 La CONTESSA e CECCO
 
 Contessa
 (Ah che si cela invano
 lungamente l’amor rinchiuso in petto
 ma vuo’ amar chi mi piace a suo dispetto).
 Cecco
 Signora io non capisco
415quel che ha detto il marchese.
 Contessa
 Davver?
 Cecco
                   Signora no.
 Contessa
 Se sapere lo vuoi tel spiegherò.
 Cecco
 Mi farete piacer.
 Contessa
                                  Sappi Cecchino
 che io ti voglio ben.
 Cecco
                                      Sin qui mi pare
420non vi sia mal nessuno.
 Contessa
                                             Ed il marchese
 ha di te gelosia.
 Cecco
 Questa poi mi rassembra una pazzia.
 Contessa
 Ma tu della tua bella
 non saresti geloso?
 Cecco
                                     Io lo sarei
425quando alcun disturbasse i fatti miei.
 Contessa
 Dunque a ragion si scalda
 il marchese con te!
 Cecco
                                     Per qual ragione?
 Contessa
 Perché... Perché tu puoi
 disturbare in amor gli affari suoi.
 Cecco
430Io?
 Contessa
          Sì tu.
 Cecco
                       Non credeva
 che un cavalier suo pari
 amasse una villana.
 Contessa
                                       Anzi al contrario
 arde per amor mio.
 Cecco
 E s’egli arde per voi, che c’entro io?
 Contessa
435C’entri più che non credi.
 Cecco
                                                 Oh questa è bella!
 La spiegazion di questa cosa io bramo.
 Contessa
 Cecco non posso più, sappi ch’io t’amo.
 Cecco
 Oh cosa dite mai?
 Contessa
                                    Te lo protesto.
 Cecco
 In verità maravigliato io resto.
 Contessa
440Scaccia la maraviglia,
 amor dalle tue ciglia
 trasse lo stral che mi ha ferito il petto
 e in mercede il mio cuor ti chiede affetto.
 Cecco
 Cara padrona mia
445con troppa cortesia
 veggio che mi trattate;
 ma se non vi alterate
 su tal proposizione
 francamente dirò la mia oppinione.
 
450   Quallora un poveruomo
 si sposa a una signora
 non può sperare un’ora
 in pace riposar.
 
    Coi cavalieri intorno
455la moglie vuol andar
 e il povero marito
 non può né men parlar.
 
    Sì pazzo non son io,
 la voglio da par mio
460e voglio all’occorrenza
 poterla bastonar. (Parte)