Il signor dottore, Venezia, Fenzo, 1758

Vignetta Frontespizio
 SCENA VII
 
 Camera in casa della contessa.
 
 La contessa CLARICE e don ALBERTO
 
 don Alberto
 Lo vedo e lo confesso,
 so che indegno son io del vostro amore;
 ardir mi ho fatto e vi ho svelato il cuore.
 la Contessa
 No non vi credo indegno
185d’amor, di stima. Il grado vostro, è vero,
 pari del mio non è; ma vil non siete
 e il pregio in sen di una bell’alma avete.
 don Alberto
 Ah con tai sensi almeno
 d’inutile pietate
190le mie speranze lusingar cessate.
 Nobile siete nata. Il chiaro sangue
 dell’estinto consorte
 fregio maggiore al sangue vostro aggiunse,
 voi d’illustre contessa
195quivi ostentate il grado,
 io son nel borgo a vivere costretto,
 curial ministro al superior soggetto.
 la Contessa
 Tutto è ver don Alberto;
 ma libera son io;
200posso voler, posso dispor del mio.
 don Alberto
 Dunque se tal speranza...
 la Contessa
                                                Ai miei congiunti
 bramo non dispiacer. Fia noto ad essi
 il novello amor mio; d’un uom bennato,
 benché in povero stato,
205non disaprovi la famiglia il nodo
 e troverem di convenirci il modo.
 don Alberto
 Deh mi conduca amore
 lo scoglio a superar. Pien di speranza
 parto da voi signora
210ma il mio timor non mi abbandona ancora.
 
    Veggo in distanza il porto,
 spero posar sul lido.
 Ma son dal mare infido
 costretto a paventar.
 
215   Se dall’amor fui scorto
 dietro alle amiche stelle,
 i scogli e le procelle
 m’insegni a superar.