L’isola disabitata, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA VII
 
 GIANGHIRA, condotta dagli operari suddetti, e GARAMONE
 
 Garamone
195Che cos’è quest’imbroglio?
 Una donna chinese han ritrovata?
 L’isola non è dunque inabitata.
 Gianghira
 Lasciatemi, indiscreti;
 conducetemi innanzi a chi comanda.
 Garamone
200Via, lasciatela stare.
 Presto andate, canaglia, a lavorare. (Gli operari partono)
 Gianghira
 (Stelle! Che sarà mai?)
 Garamone
                                             (Se in questi boschi
 nascon di queste piante,
 si dovrian popolare in un istante).
205Favorite, signora;
 siete voi di quest’isola?
 Gianghira
                                             Lontana
 vivo dal suol natio.
 Ramminga io sono e son straniera anch’io.
 Garamone
 Come qui vi trovate?
 Gianghira
210Pria che io vi narri il come,
 ditemi il grado vostro e il vostro nome.
 Garamone
 (Non le vuo’ dir chi sono,
 per tenermi un po’ più in riputazione).
 In quest’isola or sono il superiore,
215capitan comandante e direttore.
 Gianghira
 Ah son ben fortunata,
 se alle man di chi regge io capitai!
 Garamone
 (Questa donna davver mi piace assai).
 Gianghira
 Vi narrerò i miei casi.
 Garamone
220Tutto a me palesate,
 dite quel che vi occore e comandate.
 Gianghira
 Signore, il mio paese
 è Kamenitzkatà, patria chinese.
 Garamone
 Come? Come? (Che diavol di città?)
225Come si chiama?
 Gianghira
                                   Kamenitzkatà.
 Garamone
 Non ho sentito una città più strana.
 Voi siete dunque kamenitzkatana?
 Il nome è alquanto brutto;
 ma se tutte son belle come voi,
230per meglio consolarmi,
 vorrei anch’io kakamenitzkatarmi.
 Gianghira
 Poco voi mi badate.
 Garamone
 Quel che colà mirate
 venire a noi bel bello
235in mar per la paura
 ha perduto il cervello.
 Essere si figura un signorone,
 per delirio talor comanda e impone.
 Gianghira
 Povero sventurato!
240In sì tenera età?
 Benché afflitta son io, mi fa pietà.
 Garamone
 Tiratevi in disparte,
 bella chinese mia,
 ch’ei non faccia con voi qualche pazzia.