L’isola disabitata, Venezia, Fenzo, 1757

Vignetta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Padiglioni con vari sedili.
 
 ROBERTO, GIANGHIRA, VALDIMONTE, GARAMONE, CAROLINA, GIACINTA, PANICO, tutti a sedere, ed altre persone parte sedute e parte in piedi
 
 coro
 
    Tutti insieme ragunati,
 tutti uniti in società,
 del paese impossessati,
1155diamo il nome alla città.
 
 Roberto
 Io di Gianghira in grazia,
 che si è fra noi salvata,
 senza esitanza alcuna
 la direi la Città della Fortuna.
 Gianghira
1160Anzi in riguardo mio
 nominare potreste la città
 Terra di Buon Amore e di Pietà.
 Valdimonte
 Se la nostra nazione or vi comanda,
 la possiamo chiamar la Nuova Olanda.
 Garamone
1165O per la vicinanza
 del popolo chinese
 si potrebbe chiamar China Olandese.
 Panico
 No, in grazia della China
 a noi poco lontana
1170la possiamo chiamar Febre Terzana.
 Carolina
 Io l’intitolerei Città Novella.
 Giacinta
 Ed io la chiamerei l’Isola Bella.
 Roberto
 Ciascuno, a quel ch’io sento,
 a diverso pensier finor si attiene,
1175ora il voto comune udir conviene.
 coro
 
    Ciascuno accorda,
 ciascuno approva
 che sia chiamata
 l’Isola Nuova.
1180E il nome proprio
 della città
 Terra d’Amore
 si chiamerà!
 
 Roberto
 Dunque pensar dobbiamo
1185che la città novella,
 Terra d’Amor chiamata,
 sia da amor fecondata
 e cogli auspici di pudico amore
 sia al comun ben sagrificato il cuore.
 coro
 
1190   Dolce Cupido
 piacer del mondo,
 sia questo lido
 per te fecondo,
 la bella pace,
1195la fedeltà
 formi la nostra
 felicità.
 
 Roberto
 Adorata Gianghira,
 io vi ho veduta appena
1200che mi accesi di voi. Se dal destino
 foste per opra mia serbata in vita,
 par che il destin meco vi voglia unita.
 Gianghira
 Ma, signore, i chinesi
 quivi testé arrivati,
1205in qual guisa da voi fur licenziati?
 Roberto
 Non parliam di tal gente,
 so tutto e ciò vi basti;
 ma seminar contrasti,
 per cagion di me stesso, io non costumo.
1210Sono i finti chinesi andati in fumo.
 Panico
 Non signor, non è vero;
 voi la diceste grossa,
 eccoci tutti cinque in carne ed ossa.
 Valdimonte
 È uno sciocco colui.
 Garamone
                                      Stolido affatto.
 Carolina
1215Panico è un mentitor.
 Giacinta
                                          Panico è un matto.
 Panico
 Grazie dei lor favori,
 contro il merito mio, grazie, signori.
 Roberto
 Basta, basta; di ciò più non si parli;
 deh se non sono indegno,
1220bella, dell’amor vostro
 porgetemi la man.
 Gianghira
                                     La grazia accetto,
 la mia fede vi giuro e il mio rispetto.
 Carolina
 (Son contenta).
 Giacinta
                               (Ho piacer).
 Valdimonte
                                                        (Speranze addio).
 Garamone
 (Se tace ognun deggio tacere anch’io).
 Panico
1225Del vostro matrimonio
 sarò io testimonio.
 Via sposatevi pure, eccomi qua.
 Kakiri kara kella
 kakiri karakà.
 Roberto
1230Ecco la destra, o cara.
 Gianghira
 Ecco la destra e il cuore.
 Roberto
 Vostro son io.
 Gianghira
                            Vostra mi rese amore.
 
    Non temere, o mio tesoro,
 che costante anch’io ti adoro.
1235E se fido a me tu sei
 paventar non puoi di me.
 
    Come il rio va cheto al mare
 e confonde tra quell’onde
 l’acque dolci e l’acque amare
1240l’alma mia si perde in te.