L’isola disabitata, Venezia, Fenzo, 1757

Vignetta Frontespizio
 SCENA IV
 
 Padiglioni sparsi per la campagna.
 
 ROBERTO, guardie, poi GIANGHIRA
 
 Roberto
775Ancor mi sta nell’alma
 la sventurata giovane furente,
 cotanto agli occhi miei bella e avvenente.
 Vorrei coi benefici,
 colla pietade e coll’affetto ancora
780moderar s’io potessi il suo dolore,
 tornarle il senno e consecrarle il cuore.
 Parmi, se non m’inganno... Appunto è dessa.
 Eccola; a me si appressa.
 Oh povera infelice!
785Troppo il male fondata ha la radice.
 Gianghira
 Signore, a’ piedi vostri... (Corre impetuosamente a’ piedi di Roberto)
 Roberto
 Stelle! Voi delirate.
 Gianghira
 Non deliro, signor, no, v’ingannate.
 Io piuttosto il perdono
790chieder devo prostrata a voi dinante
 per avervi creduto un delirante.
 Roberto
 Come! Alzatevi oh numi! E ciò fia vero?
 Gianghira
 Purtroppo un menzognero
 ambidue c’ingannò con tal finzione.
 Roberto
795E chi fia quest’audace?
 Gianghira
                                             È Garamone.
 Roberto
 Ma perché un tal inganno?
 Gianghira
 Per me quel mentitore
 arde non vi so dir di qual amore.
 Roberto
 Bellissima Gianghira,
800se le vostre pupille
 della colpa di lui le cause sono
 una colpa sì bella io gli perdono.
 Gianghira
 Dunque mi abbandonate
 in balia dell’indegno?
 Roberto
805No, col più forte impegno
 mi dichiaro per voi. Arbitra siete
 del mio poter. Tutti son miei soggetti.
 Vuo’ che ogniuno vi stimi e vi rispetti.
 Quivi nelle mie tende
810vi supplico restar. Là dentro entrate,
 placida riposate infin ch’io torni.
 Per i novei contorni
 il comun bene e il mio dover mi chiama.
 Sì felice e contenta il cor vi brama.
 
815   Colle procelle in seno
 di cento affanni e cento
 il vostro cuor scontento
 paventa naufragar.
 
    Scacciate il rio timore,
820udite il mio consiglio.
 Se a me volgete il ciglio
 vedrovvi a respirar.