L’isola disabitata, Venezia, Fenzo, 1757

Vignetta Frontespizio
 SCENA VII
 
 GIANGHIRA, condotta dagli operari suddetti, e GARAMONE
 
 Garamone
225Che cos’è quest’imbroglio?
 Una donna chinese han ritrovata?
 L’isola non è dunque innabitata.
 Gianghira
 Lasciatemi indiscreti,
 conducetemi innanzi a chi comanda.
 Garamone
230Via lasciatela stare.
 Presto; andate, canaglia, a lavorare. (Gli operai partono)
 Gianghira
 (Stelle? Che sarà mai?)
 Garamone
                                              (Se in questi boschi
 nascon di queste piante,
 si dovrian popolare in un istante).
235Favorite, signora,
 siete voi di quest’isola?
 Gianghira
                                             Lontana
 vivo dal suol natio.
 Raminga io sono e son straniera anch’io.
 Garamone
 Come qui vi trovate?
 Gianghira
240Pria che io vi narri il come,
 ditemi il grado vostro e il vostro nome.
 Garamone
 (Non le vuo’ dir chi sono,
 per tenermi un po’ più in riputazione).
 Io sono il capo della mia nazione,
245in quest’isola or sono il superiore,
 capitan comandante e direttore.
 Gianghira
 Ah son ben fortunata,
 se alle man di chi regge io capitai.
 Garamone
 (Questa donna davver mi piace assai).
 Gianghira
250Vi narrerò i miei casi.
 Garamone
 Tutto a me palesate;
 dite quel che vi occore e comandate.
 Gianghira
 Signore, il mio paese
 è Kamenitzkatà, patria chinese.
 Garamone
255Come come? Che diavol di città?
 Come si chiama?
 Gianghira
                                   Kamenitzkatà.
 Garamone
 Non ho sentito una città più strana.
 Voi siete dunque kamenitzkatana.
 Il nome è alquanto brutto
260ma se tutte son belle come voi
 per meglio consolarmi
 vorrei anch’io kakamenitzkatarmi.
 Gianghira
 Non può merito alcuno
 aver la mia beltà
265ma le sventure mie mertan pietà.
 Garamone
 Cara la mia chinese
 sarò grato per voi, sarò cortese;
 mi piacete davver, ve lo protesto. (Si accosta per prenderla per la mano)
 Gianghira
 Siate meco signor saggio ed onesto.
 Garamone
270Sono così ritrose
 le donne della China?
 Non vi posso toccare una manina?
 Gianghira
 Par che de’ casi miei
 gioco voi vi prendiate.
275Deggio dunque tacer?
 Garamone
                                           Su via parlate.
 Gianghira
 Figlia son io, signore,
 di crudel genitore, a cui non credo
 siavi mostro simile...
 Garamone
                                         (Oh cosa vedo?
 Vien Roberto a sturbarmi.
280Questa preda per me vorrei serbarmi).
 Gianghira
 Poco voi mi badate.
 Garamone
 Quel che colà mirate
 venire a noi bel bello
 in mar per la paura
285ha perduto il cervello,
 essere si figura un signorone.
 Per delirio talor comanda e impone.
 Gianghira
 Povero sventurato.
 In sì tenera età?
290Benché afflitta son io, mi fa pietà.
 Garamone
 Tiratevi in disparte,
 bella chinese mia,
 ch’ei non faccia con voi qualche pazzia.