La buona figliuola, Venezia, Zatta, 1789

 SCENA VI
 
 SANDRINA, poi il cavaliere ARMIDORO
 
 Sandrina
 Dille, parlale. Oh certo! Sì signore.
 Affé non son sì pazza;
 anch’io son tal ragazza
180che può avere l’amor d’un cavaliere
 né per altri vuo’ far questo mestiere.
 Cavaliere
 Villanella gentil.
 Sandrina
                                 La riverisco.
 Cavaliere
 Siete voi del recinto?
 Sandrina
                                         Sì signore.
 Cavaliere
 Saper vorrei se la padrona è alzata.
 Sandrina
185Nol so, che ritornata
 son di lontano or ora
 a portar queste frutta alla signora. (Accennando i cesti)
 Cavaliere
 Si può veder?
 Sandrina
                             Chi siete?
 Cavaliere
                                                  Il cavaliere
 Armidoro son io, cui la marchesa
190destinata è in isposa, e qui mi sprona
 desio di riverirla.
 Sandrina
 Mi consolo, signor; vado a servirla.
 Oh che la mia padrona
 è tanto e tanto buona!
195Con lei certo sarete fortunato
 ma... vi tocca un gran pessimo cognato.
 Cavaliere
 Il marchese?
 Sandrina
                           Signore...
 io non voglio dir mal... Ma se sapeste...
 Basta, non vuo’ parlare,
200perché il vizio non ho di mormorare.
 Cavaliere
 Ditemi in cortesia,
 meco parlar potete.
 Sandrina
 Vel dirò in confidenza; ma tacete.
 Cavaliere
 Levatemi di pena.
 Sandrina
                                    È innamorato
205di certa simoncina
 nominata Cecchina,
 giovane forastiera
 che fa la giardiniera. Non si sa
 dove sia nata né di chi sia figlia.
210Ed ei non si vergogna,
 non dico sol d’amarla,
 ma si crede che voglia anche sposarla.
 Cavaliere
 Possibil che ciò sia?
 Sandrina
                                       Ve l’assicuro.
 Cavaliere
 Ah se ciò fosse vero,
215pria di porger la mano alla marchesa,
 ci penserei ben bene.
 Sandrina
                                          È tanto vero,
 e con tal fondamento ora vi parlo,
 che anche su l’onor mio posso giurarlo.
 
    Sono una giovane
220che in vita mia
 tacciar non possono
 d’una bugia;
 e non so fingere,
 non so mentir.
 
225   Il mio padrone...
 Non vuo’ parlare.
 La giardiniera...
 Non vuo’ ciarlare.
 So tutto il resto
230ma più di questo
 non voglio dir. (Parte con i suoi cesti)