Il festino, Parma, Monti, 1757

Vignetta Frontespizio
 SCENA X
 
 Camera di madama Doralice.
 
 Don ALESSIO, TARGA, poi madama DORALICE
 
 Alessio
 Che diavolo ha mia moglie
 che strepita, che grida? È una gran vita
 che mi fa far costei!
275Non ho un’ora di ben vicino a lei.
 Eccola qui che viene.
 Targa, voglio andar via.
 Presto, presto il cappel, la spada mia. (A Targa servitore il quale parte per ubbidire, poi torna)
 Doralice
 Vi è nota don Alessio
280la bella bricconata?
 Il sarto ha rovinata
 la guarnizione del vestito nuovo,
 ne mancan dieci braccia,
 si hanno da ricomprar. Non vi è riparo.
 Alessio
285Vi vorrà del danaro.
 Doralice
 Spropositi si sa.
 Alessio
 Ma ch’io non ne ho vosignoria non sa.
 Doralice
 Fra le maledizioni
 ci mancherebbe questa,
290ch’io per voi non potessi ire alla festa.
 Alessio
 Non avete quell’altro
 abito nuovo e bello?
 Doralice
 No, non ci voglio andar, se non ho quello.
 Alessio
 Bene.
 Doralice
              E voi ci dovete,
295don Alessio, pensar.
 Alessio
                                       Ci penserò. (Viene il servitore colla spada e con il capello)
 Doralice
 Quando ci penserete?
 Alessio
 Ci penserò, il vedrete. (Si pone la spada)
 Doralice
 Voglio il vestito nuovo.
 Alessio
                                            Sì. L’avrete. (Si pone in testa il capello)
 Se mi posso spicciar!
 Doralice
                                         (Non me ne fido). (Da sé)
300Date il danaro a me,
 sarà meglio così.
 Alessio
 Danaro! Eccolo qui.
 Vi do la borsa tutta,
 tale e quale com’è.
305Un soldo pel tabacco
 non mi tengo per me.
 Cara consorte mia,
 non so quel che ci sia. Non voglio lite.
 Fo quel ch’io posso e il mio buon cuor gradite.
 
310   Trovate un marito
 più buono di me,
 io lascio che dite,
 io lascio che fate,
 se state, se andate
315cercare non vuo’.
 
    E poi... signorsì.
 Lasciamola lì.
 Ma almeno la pace
 potessi sperar.