La diavolessa, Venezia, Geremia, 1755

Vignetta Frontespizio
 SCENA XVI
 
 DORINA e detti
 
 Dorina
 (Non vorrei che Giannino
565m’avesse contradetto).
 Giannino
 (Qualche imbroglio m’aspetto. Or si saprà).
 don Poppone
 (Voglio un poco scoprir la verità).
 Signora (A Dorina) con licenza (A Giannino)
 non mi ricordo ben la patria sua. (Piano a Dorina)
 Dorina
570Palermo. (Forte che Giannino senta)
 don Poppone
                     Sente lei, signor toscano. (Piano a Giannino)
 Giannino
 È vero, è vero, io son palermitano. (Forte)
 Dorina
 (Diavolo!)
 don Poppone
                      Non è lui? Non è spagnuolo? (A Dorina)
 Dorina
 Egli è oriondo di Spagna.
 Giannino
 Orionda è la contessa di Romagna.
 Dorina
575Io son...
 Giannino
                  Di Macerata.
 Dorina
 In Palermo allevata.
 Egli è del suolo ispano.
 Giannino
 Ma per educazion sono toscano.
 don Poppone
 E sono qui venuti...
 Dorina
580Si sa...
 Giannino
                Già l’ho svelato...
 Dorina
 Per conoscenze...
 Giannino
                                  E per il marchesato.
 Dorina
 Titolo rispettoso...
 Giannino
 Che vogliamo comprare...
 Dorina
                                                 Oh signorsì.
 Giannino
 Non è vero contessa?
 Dorina
                                         Ella è così.
 don Poppone
585Vi è un pocchino d’imbroglio.
 Ma tutto creder voglio.
 Quando trovi che sia la verità
 che abbiate in mio favor della bontà. (Piano a Dorina)
 Dorina
 Di ciò siete sicuro. (Piano a don Poppone)
 don Poppone
                                      Il signor conte
590ch’io la possa servir sarà contento? (Piano a Dorina)
 Dorina
 Contento contentissimo. (Piano a don Poppone)
 Non è vero marito? (Forte a Giannino)
 Giannino
                                       Sì è verissimo.
 (Per dubbio di fallire
 tutto quel ch’ella vuol mi convien dire).
 don Poppone
 
595   Conte mio, per tutti i titoli
 or vi voglio venerar,
 per il sangue e per il merito.
 Perché siete ricco e nobile
 e per questa sposa amabile
600ch’io mi pregio di onorar.
 
 Giannino
 
    Obbligato per i termini,
 obbligato del buon animo;
 ma poi tanto per la femmina
 non vi state a incomodar.
 
 Dorina
 
605   Non ricuso di ricevere
 le sue grazie preziosissime. (A don Poppone)
 Egli è un uom di buone viscere,
 non lo voglio disgustar.
 
 Giannino
 
    Di grazie carico
610non vo’ lo stomaco.
 
 Dorina
 
 Son cibi teneri,
 si digeriscono.
 
 don Poppone
 
 Non si esibiscono
 che cose lecite,
615che cose facili
 da digerir.
 
 Dorina
 
    Signor conte una parola. (A Giannino)
 
 Giannino
 
 Con licenza. (A don Poppone) Eccomi qua. (A Dorina accostandosi)
 
 Dorina
 
    Se non facilita,
620se non s’accomoda,
 signor soffistico,
 non mangierà. (Piano a Giannino)
 
 Giannino
 
    Dice benissimo,
 non so rispondere;
625quel ch’è possibile
 si soffrirà. (Piano a Dorina)
 
 Dorina
 
    Don Poppone una parola.
 
 don Poppone
 
 Con licenza, (A Giannino) eccomi qua. (A Dorina accostandosi)
 
 Dorina
 
    Quell’occhio languido,
630quel labbro tenero
 in me cuor docile
 ritroverà. (Piano a Poppone)
 
 don Poppone
 
    Fermo qual rovere,
 qual scoglio stabile
635per lei gratissimo
 mio cuor vivrà. (Piano a Dorina)
 
 Giannino
 
    Favorisca. (A don Poppone)
 
 don Poppone
 
                          Mi comandi.
 
 Giannino
 
 Cosa dice?
 
 don Poppone
 
                       Lo domandi,
 dalla dama lo saprà.
 
 Giannino
 
640   Faccia grazia. (A Dorina)
 
 Dorina
 
                                Cosa vuole? (A Giannino)
 
 Giannino
 
 Cos’ha detto?
 
 Dorina
 
                            Non si sa.
 
 Giannino
 
 Questa è poca civiltà. (A tutti e due)
 
 don Poppone
 
    Signor mio... (A Giannino)
 
 Giannino
 
                               Mi meraviglio.
 
 Dorina
 
 Cos’è stato?
 
 Giannino
 
                         Son chi sono.
 
 don Poppone
 
645Non vorrei... (A Giannino)
 
 Giannino
 
                           Troppa licenza.
 
 Dorina
 
 Pazzo siete. (A Giannino)
 
 Giannino
 
                         È un’insolenza.
 
 Dorina
 
 Non badate. (A don Poppone)
 
 Giannino
 
                           Son marito.
 
 don Poppone
 
 Oh padron mio riverito.
 
 a tre
 
 Che si taccia, non si faccia
650fra di noi pubblicità.
 
    Che si salvi almen la mostra
 della nostra nobiltà.
 
 Fine dell’atto primo