Le nozze, Bologna, Sassi, 1755

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 TITTA e LIVIETTA
 
 Titta
 Io mostro aver bravura
225ma costui, per dir ver, mi fa paura.
 Non vorrei, non vorrei... Livietta è qui.
 Se mai un qualche dì
 Dorina m’intimasse la licenza,
 questa buona saria per non star senza.
 Livietta
230Il padrone vi chiama
 e voi qui cosa fate?
 Titta
 Ora vado, carina.
 Livietta
                                  Animo, andate.
 Titta
 Perché così stizzosa?
 Livietta
                                        Sono in collera
 colla padrona mia
235e senz’altro da lei voglio andar via.
 Titta
 Perché? Cosa v’ha fatto?
 Livietta
 Vuol far un’ingiustizia;
 ma non la soffrirò, no certamente,
 vuol dar sposo a Dorina ed a me niente.
 Titta
240E ben, non dubitate,
 l’averete anche voi.
 Ne potrete pigliare uno per una.
 Livietta
 Io non voglio gli avvanzi di nessuna.
 E poi per maritarmi
245non vuo’ che fra i padroni si contrasti;
 e mi pare d’aver merto che basti.
 Titta
 Ditemi, Liviettina,
 caso mai che Dorina
 si sposasse a Mingone,
250cosa potrei sperar dal vostro amore?
 Livietta
 Che vi mandassi al diavolo di core.
 Titta
 Ma perché?
 Livietta
                         Torno a dirvi,
 caro il mio babuino,
 ch’io non voglio servir di comodino.
 Titta
255Dunque, per quel ch’io sento,
 son bello e licenziato.
 Livietta
 Che volete da me? Siete impegnato.
 Titta
 Se vo a disimpegnarmi,
 promettete d’amarmi?
 Livietta
                                             Non lo so.
260Siate libero e poi risponderò.
 Titta
 Brava, così mi piace;
 ammiro la prudenza.
 Or vado di presenza
 dal padron, da Dorina... E so ben io...
265Basta, basta, chi sa? Livietta, addio.
 
    Quel che mi bolle in testa,
 certo nessuno il sa.
 Chiama il padron. Carina!
 Oh siete pur bellina!
270Vengo. Non so partire.
 Tutto vorrei pur dire.
 Eccomi. Vado e torno.
 Presto verrà quel giorno
 che il mio segreto amor...
 
275   Lustrissimo. La servo.
 Cara, vi lascio il cor.