Il povero superbo, Venezia, Fenzo, 1755

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA II
 
 LISETTA e detto
 
 Lisetta
545Che fu signor padrone,
 che v’ho fatt’io? Mi pare
 che più ben come pria non mi volete.
 Pancrazio
 Perché dite così? Perché temete?
 Lisetta
 Perché questa mattina
550voi detto non m’avete una parola;
 ero usata a sentirmi
 in camera chiamare ed ordinarmi
 la cioccolata
 ed il caffè ma questa mane poi
555nulla caro padron feci per voi.
 Quando vi sono accosto
 solo giubilo e godo
 e provo doglia ben sì cruda e strana
 quando al caro padrone io son lontana.
 Pancrazio
560Anch’io se teco sono
 cara Lisetta mia vivo contento
 ma non vedi che folla
 di forestieri è stata ad imbrogliarmi?
 Lisetta
 Che volete voi far? Vi vuol pacienza.
 Pancrazio
565Tutto va ben ma con più pace e senza
 disturbi io viver voglio
 e perciò ritirarmi più lontano.
 Non dormir la mattina il suo bisogno,
 cenar tardi e star sempre in soggezione
570non è buon per mia debol complessione.
 Io spendo e in complimento
 mi rovino per gl’altri e però penso
 allontanarmi più; che te ne pare?
 Su questo che sapresti consigliare?
 Lisetta
575Non so che dir; padrone,
 voi ben dite e pensate
 per quanto a voi conviene
 ma di me poveraccia
 che cosa sarà mai? (Piange)
 Pancrazio
                                      Cara Lisetta
580non pianger per pietà. Di che paventi?
 Ch’io ti lasci giammai? Oh non temerlo,
 meco, meco verrai,
 meco Lisetta mia tu resterai.
 Lisetta
 Ma in questo che direbbe
585la gente avvezza a mormorar per nulla?
 Un’onesta fanciulla
 sola in casa d’un uom, lontana ai suoi
 con un padron non tanto vecchio ancora...
 Basta...
 Pancrazio
                 Tu dici bene,
590se fossi vecchio assai
 nulla da sospettar non vi sarebbe;
 ma pur v’è la mia figlia.
 Lisetta
                                              È ver, ma presto
 maritarla dovrete.
 Pancrazio
                                    Io dovrò farlo.
 Lisetta
 E allora resterem noi soli in casa?
595Oh poveretta me! Cosa vorrete
 che di noi dica il mondo?
 Pancrazio
 Dunque restar potresti
 così senza di me?
 Lisetta
                                   Restar potrei?
 Eh no signor padrone!
600Se mi lasciaste qua certo morrei;
 allevata da voi
 vi stimo come padre.
 Pancrazio
                                         Ed io da figlia.
 E pur se non volete
 meco venire vi vorrà pacienza;
605veggo ben che di me poco vi preme
 e che qualche genietto
 vi tiene il cuor tra’ lacci suoi ristretto.
 Lisetta
 Padrone se ho morosi
 il diavolo mi porti e prego il cielo
610che... Basta, io non penso
 ad alcuno... Ma piano
 con questi giuramenti, oh che purtroppo
 penso a persona che mi sta nel cuore.
 Pancrazio
 Ah? Brava? Non l’ho detto?
615Si può saper del vostro amor l’oggetto?
 Lisetta
 Io lo direi... Ma...
 Pancrazio
                                  Dite
 con libertà.
 Lisetta
                        Che ve lo dica e poi?
 Pancrazio
 Parlate pur, dite, chi è?
 Lisetta
 L’oggetto del mio amor siete sol voi.
 Pancrazio
620Io cara?
 Lisetta
                  Signorsì
 e voi potreste poi lasciarmi qui?
 
    Voi lasciarmi? Oh questo no.
 Caro caro padroncino,
 quel visetto tenerino
625m’ha ferito il coricino.
 Voi lasciarmi? Io morirò.
 
    Padroncino dolce dolce,
 o d’amarmi rissolvete
 o rendetemi il mio cor,
630lo vedete son ferita,
 sono morta... Oimè pietà...
 Voi lasciarmi? Oh questo no.
 
    Padroncino bello bello,
 voi vedete la mia vita...
635Più non posso oh dei soffrire
 il martire dell’amor.