Il povero superbo, Venezia, Fenzo, 1755

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XI
 
 PANCRAZIO, MADAMA, DORISBE e poi SCROCCA
 
 Madama
235Mi pare una ciarliera
 la vostra cameriera.
 Pancrazio
                                       È spiritosa.
 Dorisbe
 Credo che così presto
 da noi non partirete.
 Madama
 Io qui mi tratterò quanto vorrete.
 Scrocca
240Oh di casa. Si può...
 Dorisbe
 Chi è di là?
 Pancrazio
                        Venga avanti e lo vedrò.
 Scrocca
 Servitore umilissimo
 del signor illustrissimo.
 Pancrazio
 Buongiorno a voi.
 Scrocca
                                   Padrona mia illustrissima
245le faccio riverenza profondissima. (A Dorisbe)
 Dorisbe
 Vi saluto.
 Madama
                     A me nulla?
 Scrocca
                                             Ancora a lei
 ossequioso faccio i doveri miei.
 Lustrissimo padron che bella ciera,
 che siate benedetto,
250quando vi veggo il cuor mi brilla in petto.
 Pancrazio
 Grazie amico vi do, cosa v’occorre?
 Scrocca
 Un’ambasciata sola io devo esporre.
 A voi mi manda il cavalier del Zero,
 l’illustrissimo mio signor padrone,
255che venir brama alla conversazione.
 Io ho fatto l’ambasciata mia brevissima
 e sono servitor di vusustrissima.
 Pancrazio
 Ma amico mio, con tanti
 stirati complimenti
260fatte serrare il cuor, stringere denti.
 Dunque il marchese vuol...
 Dorisbe
                                                   No il cavaliero.
 Pancrazio
 Venire a visitarmi?
 Scrocca
                                       Sì illustrissimo.
 Pancrazio
 Che venga pure, è mio padron carissimo.
 Scrocca
 Io vado a rifferir le grazie vostre
265all’illustre, illustrissimo padrone.
 (Ei con tale occasione
 procurerà bel bello
 il danaro che aver cerca a livello). (Da sé e parte)