Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA III
 
 RINALDO e LA LENA
 
 RINALDO
1235Ninfa gentile, al vostro cor son grato,
 in braccio al mio contento
 per voi anderò... (In atto di partire)
 LENA
                                  Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete,
 qualche cosa potete
1240fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a’ desir miei?
 LENA
 Son contadina, è vero,
 ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote;
1245maritarmi vorrei con civiltà.
 Da voi, che siete un cavalier compito,
 secondo il genio mio spero un marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LENA
                                  Ma fate presto;
 se troppo in casa resto
1250col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogn’anno passa un anno,
 l’età non torna più;
 passar la gioventù
1255io non vorrei così.
 Ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto,
 civile e graziosetto,
 che non dicesse un no,
1260quand’io gli chiedo un sì. (Entra nella casa suddetta)