Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA XII
 
 LA LENA e detti, poi LESBINA
 
 NARDO
 Che volete voi qui?
 LENA
                                      Con sua licenza,
 alla sposa vorrei far riverenza.
 TRITEMIO
450Ora la chiamerò.
 NARDO
 Concludiamo le nozze.
 TRITEMIO
                                           Io presto fo. (Parte)
 LENA
 Signor zio, com’è bella?
 NARDO
 La vedrai. È una stella.
 LENA
 È galante, è graziosa?
 NARDO
455È galante, è graziosa ed amorosa.
 LENA
 Vi vorrà ben?
 NARDO
                            Si vede
 da un certo non so che
 che l’ha la madre sua fatta per me.
 Appena ci siam visti,
460un incognito amor di simpatia
 ha messo i nostri cuori in allegria.
 
    Son pien di giubilo,
 ridente ho l’animo;
 nel sen mi palpita
465brillante il cor.
 
 LENA
 
    Il vostro giubilo
 nelle mie viscere
 risveglia ed agita
 novello ardor.
 
 LESBINA
 
470   Sposino amabile, (Esce da una camera)
 per voi son misera,
 mi sento mordere
 dal dio d’amor.
 
 NARDO
 
    Vieni al mio seno,
475sposina mia.
 
 LENA
 
 Signora zia,
 a voi m’inchino.
 
 A TRE
 
 Dolce destino,
 felice amor!
 
 LESBINA
 
480   Parto, parto; il genitore.
 
 NARDO
 
 Perché parti?
 
 LESBINA
 
                            Il mio rossore
 non mi lascia restar qui. (Entra nella camera di dove è venuta)
 
 NARDO
 
    Vergognosetta
 la poveretta
485se ne fuggì.
 
 LENA
 
    Se fossi in lei
 non fuggirei
 chi mi ferì.