Il filosofo di campagna, Venezia, Zatta, 1795

 SCENA VI
 
 LA LENA ed il suddetto
 
 LENA
 (Eccolo qui; la vanga
215è tutto il suo diletto). (Da sé)
 Se foste un poveretto,
 compatirvi vorrei ma siete ricco,
 avete de’ poderi e de’ contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
220Cara nipote mia,
 piuttosto che parlar come una sciocca,
 fareste meglio maneggiar la rocca.
 LENA
 Con la rocca, col fuso e co’ famigli
 stanca son d’annoiarmi;
225voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
 Sì, volentieri. Presto,
 comparisca un marito. Eccolo qui. (Accenna un villano)
 Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo io ve lo do.
230Lo volete? Vi piace? (Alla Lena)
 LENA
                                        Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
 a caso per la strada
 qualche affamato con parucca e spada. (Al villano, il quale parte ridendo)
 Vedi? Ride Mingone e ti corbella.
235Povera vanarella!
 Tu sposeresti un conte od un marchese,
 perché in meno d’un mese,
 strappazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà ti riducesse al nulla.
 LENA
240Io non voglio un signor né un contadino;
 mi basta un cittadino
 che stia bene...
 NARDO
                              Di che?
 LENA
                                               Ch’abbia una entrata
 qual a mediocre stato si conviene,
 che sia discreto e che mi voglia bene.
 NARDO
245Lena, pretendi assai;
 se lo brami così, nol troverai.
 Per lo più i cittadini
 hanno pochi quattrini e troppe voglie
 e non usano molto amar la moglie.
250Per pratica comune
 nelle cittadi usata,
 è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
 Il signor don Tritemio
 è cittadino, eppure
255così non usa
 ma in villa se ne sta
 perché nella città vede il pericolo
 d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 Della figliuola sua
260v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
 perché la dote e il padre suo mi piace,
 con patto che non sia
 gonfia di vento e piena d’albagia.
 LENA
265L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta.
 Oggi la vederò.
 LENA
                               Dunque chi sa
 s’ella vi piacerà.
 NARDO
                                Basta non abbia
 visibili magagne;
270sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto, signor zio;
 ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
    Di questa poverella
 abbiate carità.
275Io son un’orfanella
 che madre più non ha.
 Voi siete il babbo mio;
 vedete, caro zio,
 ch’io cresco nell’età.
 
280   La vostra nipotina
 vorrebbe, poverina...
 Sapete... M’intendete...
 Movetevi a pietà. (Parte)