Il filosofo di campagna, Mosca, Università Imperiale, 1774

 SCENA V
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato d’alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna,
 poi si gode, poi si magna.
 Con diletto e libertà.
 
    Oh che pane delicato,
190se da noi fu coltivato.
 Presto, presto a lavorare,
 ad arrare, a seminare,
 e dappoi si mangerà;
 del buon vin si beverà
195ed allegri si starà. (Partono i contadini, restandone un impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno.
 Tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
200l’avolo ed il bisavolo ed il tritavolo
 e fur sudditi lor la zucca, il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato.
 Se il padre ha accumulato
205con fatica, con arte e con periglio,
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l’ambizion, la gola oppressi,
 sono gl’uomini ognor sempre gl’istessi.
210Non cambierei, lo giuro,
 col piacer delle feste e dei teatri
 zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.