Il filosofo di campagna, Parma, Stamperia Reale, 1772

 SCENA VI
 
 LA LENA ed il suddetto
 
 LENA
 (Eccolo qui; la vanga
 è tutto il suo diletto). (Da sé)
 Se foste un poveretto, (A Nardo)
 compatirvi vorrei; ma siete ricco,
235avete dei poderi e dei contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia,
 piuttosto che parlar come una sciocca,
 fareste meglio a maneggiar la rocca.
 LENA
240Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi;
 voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
 Sì, volentieri. Presto,
 comparisca un marito. Eccolo qui. (Esce un villano)
245Vuoi sposar mia nipote? Signorsì.
 Eccolo, io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace? (Alla Lena)
 LENA
                                        Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
 a caso per la strada
250qualche affamato con parrucca e spada. (Al villano, il quale parte ridendo)
 Vedi? Ride Mingone e ti corbella.
 Povera vanarella,
 tu sposeresti un conte od un marchese,
 perché in meno d’un mese,
255strappazzata la dote e la fanciulla,
 la nobiltà ti riducesse al nulla.
 LENA
 Io non voglio un signor né un contadino.
 Mi basta un cittadino
 che stia bene...
 NARDO
                              Di che?
 LENA
                                               Ch’abbia un’entrata,
260qual a mediocre stato si conviene,
 che sia discreto e che mi voglia bene.
 NARDO
 Lena, pretendi assai.
 Se lo brami così, nol troverai.
 Per lo più i cittadini
265hanno pochi quattrini e troppe voglie;
 e non usano molto amar la moglie.
 Per pratica comune,
 nelle cittadi usata,
 è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
270Il signor don Tritemio
 è cittadino, eppure
 così non usa.
 NARDO
                           È vero;
 ma in villa se ne sta,
 perché nella città vede il pericolo
275d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 LENA
 Della figliuola sua
 v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
 perché la dote e il padre suo mi piace,
280con patto che non sia
 gonfia di vento e piena d’albagia.
 LENA
 L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta.
 Oggi la vederò.
 LENA
                               Dunque chi sa
285s’ella vi piacerà?
 NARDO
                                 Basta non abbia
 visibile magagne;
 sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto, signor zio;
 ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
290   Di questa poverella
 abbiate carità.
 Io son un’orfanella
 che madre più non ha.
 Voi siete il babbo mio;
295vedete caro zio
 ch’io cresco nell’età.
 
    La vostra nipotina
 vorrebbe, poverina...
 Sapete... M’intendete...
300Movetevi a pietà. (Parte)