Il filosofo di campagna, Mannheim, Stamperia Elettorale, [1771]

 SCENA XII
 
 Casa rustica in campagna.
 
 NARDO da una parte e RINALDO dall’altra
 
 RINALDO
 Galantuom, siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
 Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
695Ditemi; è ver che voi
 aveste la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore, l’ho avuta.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
700recherà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so...
 RINALDO
                             Colpi, ferite e morte.
 NARDO
 Bagattelle, signor! E su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e il pagator son io.
 NARDO
705Buono. Si può sapere
 almen per cortesia
 perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
710Perché di don Tritemio
 amo anch’io la figliuola.
 NARDO
 Dite davver?
 RINALDO
                           Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposare il lor malanno.
715Se la figlia vi vuol, vi prenda pure.
 Vi ringrazio d’avermi
 avvisato per tempo.
 Ve la cedo, signor, per parte mia,
 che già di donne non v’è carestia.
 RINALDO
720Ragionevole siete
 giustamente dal popolo stimato;
 filosofo chiamato con ragione,
 superando sì presto la passione.
 Voi l’avete ceduta. A don Tritemio
725la cosa narrerò tutta com’è;
 e se contrasta, avrà da far con me. (Parte)