Il filosofo di campagna, Mannheim, Stamperia Elettorale, [1771]

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO e poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
85Ah furbetta, furbetta!
 Tu sei la cicorietta che sul prato
 invecchiar non vorria. Ma pria d’Eugenia
 liberarmi mi preme. Un buon partito
 Nardo per lei sarà. Ricco, riccone,
90un villano, egli è ver, ma sapientone.
 RINALDO
 (Ecco della mia bella
 il genitor felice). (Da sé in disparte)
 DON TRITEMIO
 Per la villa si dice
 che Nardo ha un buono stato
95e da tutti filosofo è chiamato. (Da sé)
 RINALDO
 (Sorte, non mi tradir). Signor...
 DON TRITEMIO
                                                            Padrone.
 RINALDO
 S’ella mi permettesse,
 le direi due parole.
 DON TRITEMIO
 Anche quattro ne ascolto e più, se vuole.
 RINALDO
100Non so se mi conosca.
 DON TRITEMIO
                                          Non mi pare.
 RINALDO
 Di me si può informare;
 son cavaliere e sono i beni miei
 vicini ai suoi.
 DON TRITEMIO
                            Mi rallegro con lei.
 RINALDO
 Ell’ha una figlia?
 DON TRITEMIO
                                  Sì signor.
 RINALDO
                                                      Dirò...
105Se fossi degno... Troppo ardire è questo...
 Ma!... Mi sprona l’amore...
 DON TRITEMIO
                                                   Intendo il resto.
 RINALDO
 Dunque, signor?...
 DON TRITEMIO
                                     Dunque, signor mio caro,
 per venir alle corte, io vi dirò...
 RINALDO
 M’accordate la figlia?
 DON TRITEMIO
                                          Signor no.
 RINALDO
110Ahi mi sento morir!
 DON TRITEMIO
                                        Per cortesia,
 non venite a morire in casa mia.
 RINALDO
 Ma perché sì aspramente
 mi togliete alla prima ogni speranza?
 DON TRITEMIO
 Lusingarvi sarebbe un’increanza.
 RINALDO
115Son cavalier.
 DON TRITEMIO
                           Benissimo.
 RINALDO
                                                  De’ beni
 ricco son quanto voi.
 DON TRITEMIO
                                        Son persuaso.
 RINALDO
 Il mio stato, i miei fondi,
 le parentele mie vi mostrerò.
 DON TRITEMIO
 Credo tutto.
 RINALDO
                         Che speri?
 DON TRITEMIO
                                               Signor no.
 RINALDO
120Ma la ragione almeno
 dite perché né men si vuol ch’io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion?...
 RINALDO
                          Vuo’ saper...
 DON TRITEMIO
                                                   Sì, volentieri.
 
    La mia ragion è questa...
 Mi par ragione onesta;
125la figlia mi chiedeste
 e la ragion voleste...
 La mia ragion sta qui;
 non posso dir di sì,
 perché vuo’ dir di no.
 
130   Se non vi basta ancora,
 un’altra ne dirò;
 rispondo: «Signor no,
 perché la vuo’ così».
 E son padron di dirlo;
135la mia ragion sta qui. (Parte)