Il filosofo di campagna, Barcellona, Generas, 1770

 SCENA XIII
 
 LENNA e detti
 
 LENA
 Signor zio, signor zio, che cosa fate?
855Lontano discacciate
 colei che d’ingannarvi ora s’impegna,
 d’essere vostra sposa non è degna.
 LESBINA
 (Qualche imbroglio novello).
 NARDO
                                                       Ha forse altrui
 data la fé di sposa?
 LENA
                                      Eh signor no,
860quel ch’io dico lo so per cosa vera.
 Ella di don Tritemio è cameriera.
 LESBINA
 (Ah maledetta!)
 NARDO
                                 È ver quel ch’ella dice? (A Lesbina)
 LESBINA
 Ah misera infelice!
 Compatite se tanto
865amor mi rese ardita.
 Finsi il grado, egli è ver, perché v’adoro;
 per voi languisco e moro,
 confesso il mio fallire;
 ma voglio essere vostra, oppur morire.
 NARDO
870(Poverina!)
 LENA
                         Vi pare
 che convenga sposare
 a un uom come voi femmina tale?
 NARDO
 Non ci vedo alcun male.
 Per me nel vostro sesso
875serva o padrona sia tutt’è lo stesso.
 LESBINA
 Deh per pietà donate
 perdono all’error mio.
 NARDO
 Se mi amate di cor, v’adoro anch’io.
 Per me sostengo e dico,
880ed ho la mia ragione,
 che sia la condizione un accidente;
 sposare una servente
 che cosa importa a me se bella e buona?
 Peggio assai se è cattiva una padrona.
 
885   Se non è nata nobile,
 che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è.
 Il primo è l’onestà,
890secondo è la beltà,
 il terzo è la creanza,
 il quarto è l’abbondanza,
 il quinto è la virtù
 ma non si usa più.
 
895   Servetta graziosa
 sarai la mia sposa.
 Sarai la vezzosa
 padrona di me.