Il filosofo di campagna, Londra, Griffin, 1769

 SCENA VII
 
 NARDO, poi DON TRITEMIO, indi LENA, dopo LESBINA
 
 NARDO
 Si vede chiaramente
300che la natura in lei parla innocente.
 Finger anche potrebbe; è ver purtroppo;
 ma è un cattivo animale
 quel che senza ragion sospetta male.
 TRITEMIO
 Messer Nardo da bene,
305compatite se troppo trattenuto
 m’ha un domestico impaccio.
 Vi saluto di core.
 NARDO
                                  Ed io v’abbraccio.
 TRITEMIO
 Or verrà la figliuola.
 NARDO
                                        È già venuta.
 TRITEMIO
 La vedeste?
 NARDO
                         Gnorsì; l’ho già veduta.
 TRITEMIO
310Che vi par?
 NARDO
                         Mi par bella.
 TRITEMIO
                                                   È un po’ ritrosa.
 NARDO
 La fanciulla va ben sia vergognosa.
 TRITEMIO
 Chi è quella?
 NARDO
                           È mia nipote.
 Che volete voi qui?
 LENA
                                      Con sua licenza.
 Alla sposa vorei far riverenza.
 TRITEMIO
315Ora la chiamerò.
 NARDO
 Concludiamo le nozze.
 TRITEMIO
                                           Io presto fo.
 LENA
 Signor zio, come è bella?
 NARDO
 La vedrai; è una stella.
 LENA
 È galante, è graziosa?
 NARDO
320È galante, è gentile ed amorosa.
 LENA
 Vi vorrà ben?
 NARDO
                            Si vede
 da un certo non so che
 che l’ha la madre sua fatta per me.
 Appena ci siam visti,
325un incognito amor di simpatia
 ha messo i nostri cuori in allegria.
 
    Son pien di giubbilo,
 ridente ho l’animo,
 nel sen mi palpita
330brillante il cor.
 
 LENA
 
    Il vostro giubilo
 nelle mie viscere
 risveglia ed agita
 novello ardor.
 
 LESBINA
 
335   Sposino amabile,
 per voi son misera;
 mi sento mordere
 dal dio d’amor.
 
 NARDO
 
    Vieni al mio seno,
340sposina mia.
 
 LENA
 
 Signora zia,
 a voi m’inchino.
 
 A TRE
 
 Dolce destino,
 felice amor!
 
 LESBINA
 
345   Parto, parto, il genitore...
 
 NARDO
 
 Perché partir?
 
 LESBINA
 
                              Il mio rossore
 non mi lascia restar qui. (Parte)
 
 NARDO
 
    Vergognosetta
 la poveretta
350se ne fuggì.
 
 LENA
 
    Se fossi in lei,
 non fuggirei
 chi mi ferì.
 
 TRITEMIO
 
    La ricerco e non la trovo.
355Oh che smania in seno io provo!
 Dove diavolo sarà?
 
 NARDO, LENA
 
 Ah ah ah.
 
 TRITEMIO
 
    L’ho cercata su e giù;
 l’ho cercata qua e là.
360Voi ridete? Come va?
 
 NARDO
 
 Fino adesso è stata qua.
 
 TRITEMIO
 
 Dov’è andata?
 
 NARDO
 
                             È andata là.
 
 TRITEMIO
 
 Quando è là, la troverò
 e con me la condurrò. (Parte)
 
 NARDO
 
365   Superare il genitore
 potrà bene il suo rossore.
 
 LENA
 
 Non è tanto vergognoso
 il suo core collo sposo.
 
 A DUE
 
 Si confonde nel suo petto
370il rispetto coll’amor.
 
 LESBINA
 
    Presto, presto, sposo bello,
 via, porgetemi l’anello,
 che la sposa allor sarò.
 
 LENA
 
 Questa cosa far si può.
 
 NARDO
 
375Ecco, ecco, ve lo do.
 
 LESBINA
 
    Torna il padre, vado via.
 
 NARDO
 
 Ma perché tal ritrosia?
 
 LESBINA
 
 Il motivo non lo so.
 
 LENA
 
 Dallo sposo non fuggite.
 
 LESBINA
 
380Compatite, tornerò. (Parte)
 
 NARDO, LENA
 
    Caso raro, caso bello!
 Una sposa coll’anello
 ha rossor del genitor!
 
 TRITEMIO
 
    Non la trovo.
 
 A DUE
 
                              Ah ah ah.
 
 TRITEMIO
 
385Voi ridete?
 
 A DUE
 
                        È stata qua.
 Collo sposo ha favellato.
 E l’anello già le ha dato.
 
 TRITEMIO
 
 Alla figlia?
 
 A DUE
 
                       Signorsì.
 
 TRITEMIO
 
 Alla sposa?
 
 A DUE
 
                        Messersì.
 
 TRITEMIO
 
390   Quel ch’è fatto fatto sia.
 
 A TRE
 
 Stiamo dunque in allegria,
 che la sposa vergognosa
 alla fin si cangerà
 e l’amore nel suo core
395con piacer trionferà.
 
 Fine dell’atto primo