Il filosofo di campagna, Loreto, Sartori, 1769 (Civitanova, Il filosofo in villa)

 SCENA V
 
 Bosco con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna,
 poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
205   Oh che pane delicato,
 se da noi fu coltivato!
 Presto presto a lavorare,
 a podare, a seminare
 e doppoi si mangerà;
210del buon vin si beverà
 ed allegri si starà. (Partono i contadini, restandone uno impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
215Quivi regnò mio padre,
 l’avolo ed il bisavolo ed il trisavolo
 e fur sudditi lor la zucca e il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato,
220se il padre ha accumulato
 con fatica, con arte e con periglio,
 distrugge i beni suoi prodigo figlio.
 Qui, dove non ci tiene
 il lusso, l’ambizion, la gola oppressi,
225sono gl’uomini ognor sempre l’istessi.
 Non cambierei, lo giuro,
 col piacer delle feste e dei teatri
 zappe, trebbie, rastrei, vanghe ed aratri.