Il filosofo di campagna, Vienna, Ghelen, 1768

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO e CAPOCHIO notaro
 
 DON TRITEMIO
 Se denaro vorrà, gliene darò.
600Purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno mi paghi il sei per cento.
 Ma che vedo? È colui,
 che mi ha chiesto la figlia. Or che pretende?
 Col notaro che vuol? Che far intende?
 RINALDO
605Compatite signor...
 DON TRITEMIO
                                      La riverisco.
 RINALDO
 Compatite se ardisco
 replicarvi l’incommodo. Temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
610il qual patente e chiaro
 di me vi mostrerà
 titoli, parentele e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIO
                                      Ecco, signore,
 l’instrumento rogato
615d’un ricco marchesato,
 ecco l’albero suo, da cui si vede
 che per retto camino
 vien l’origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh caperi! Che vedo?
620Questa è una cosa bella in verità.
 Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo dal par con il danaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
625Questi sono istrumenti
 di comprede, di censi, di livelli.
 Questi sono contratti buoni e belli. (Mostrando alcuni fogli a guisa d’istrumenti antichi)
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
630nel Cinquecento
 quattro valloni.
 Anno millesimo
 una duchea,
 milletrentesimo
635una contea
 emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
640censi e cambiali,
 sic etcaetera
 cum etcaetera. (Parte)