Il filosofo di campagna, Vienna, Ghelen, 1768

 SCENA VI
 
 LENA e NARDO
 
 LENA
 Eccolo qui; la vanga
 è tutto il suo diletto.
 Se foste un poveretto (A Nardo)
 compatir vi vorrei; ma siete ricco,
220avete de’ poderi e de’ contanti;
 la fatica lasciate ai lavoranti.
 NARDO
 Cara nipote mia
 più tosto che parlar come una sciocca
 faresti meglio a maneggiar la rocca.
 LENA
225Colla rocca, col fuso e coi famigli
 stanca son d’annoiarmi;
 voi dovreste pensare a maritarmi.
 NARDO
 Sì volentieri; presto
 comparisca un marito? Eccolo qui!
230Vuoi sposar mia nipote? Signorsì. (Accenna un villano)
 Eccolo. Io ve lo do.
 Lo volete? Vi piace?
 LENA
                                       Signor no.
 NARDO
 Va’ a veder se passasse
 a caso per la strada
235qualche affamato con perucca e spada.
 LENA
 Io non voglio un signor né un contadino;
 mi basta un cittadino
 che stia bene.
 NARDO
                            Di che?
 LENA
                                             Ch’abbia un’entrata
 qual a mediocre stato si conviene,
240che sia discreto e che mi voglia bene.
 NARDO
 Lena pretendi assai;
 se lo brami così nol troverai.
 Per lo più i cittadini
 hanno pochi quattrini e troppe voglie;
245e non usano molto amar la moglie.
 Per pratica commune
 nelle cittadi usata,
 è maggiore l’uscita dell’entrata.
 LENA
 Il signor don Tritemio
250è cittadino, e pure
 così non usa?
 NARDO
                            È vero,
 ma in villa se ne sta,
 perché nella città vede il pericolo
 d’esser vizioso o diventar ridicolo.
 LENA
255Della figliuola sua
 v’han proposte le nozze, io ben lo so.
 NARDO
 Ed io la sposerò,
 perché la dote e il padre suo mi piace
 con patto che non sia
260gonfia di vento e piena d’albagia.
 LENA
 L’avete ancor veduta?
 NARDO
 Ieri solo è venuta.
 Oggi la vederò.
 LENA
                               Dunque chi sa
 s’ella vi piacerà.
 NARDO
                                Basta non abbia
265visibili magagne;
 sono le donne poi tutte compagne.
 LENA
 Ammogliatevi presto signor zio
 ma voglio poscia maritarmi anch’io.
 
    Di questa poverella
270abbiate carità.
 Io son un’orfanella
 che madre più non ha;
 voi siete il babbo mio.
 Vedete caro zio
275ch’io cresco nell’età.
 
    La vostra nipotina
 vorrebbe poverina...
 Sapete... M’intendete...
 Movetevi a pietà. (Parte)