Il filosofo di campagna, Vienna, Ghelen, 1768

 SCENA III
 
 DON TRITEMIO, poi RINALDO
 
 DON TRITEMIO
 Allegoricamente
 m’ha detto che con lei non farò niente.
 Eppure io mi lusingo
105che a forza di finezze
 tutto supererò,
 che col tempo con lei tutto farò.
 Per or d’Eugenia mia
 liberarmi mi preme; un buon partito
110Nardo per lei sarà, ricco, riccone,
 un villano, egli è ver, ma sapientone.
 Or ora sarà qui. Vediamo un poco
 se viene, s’è venuto, se verrà,
 convien spicciarla presto. Chi... chi è di là.
115Nardo, Tonio, Patrizio. Oh che disgrazia!
 Ho tanti mangiapani in casa mia
 e quando ho più bisogno
 giusto non v’è nessuno.
 RINALDO
                                             Ella è in errore;
 qui v’è un suo servitore
120al suo merto umilissimo
 divoto ossequiosissimo
 che al suo trono prostrato...
 DON TRITEMIO
                                                    Uh quanta robba!
 Pigliate fiato; schiavo, padron mio.
 RINALDO
 Ell’è sola il padron, servo son io.
125Servo che più si pregia
 d’un  umil vassallaggio
 che se tutta la terra
 umile a’ piedi suoi rendesse omaggio.
 DON TRITEMIO
 Piano, voi m’affogate.
130Ma dov’hanno a finir queste sparate?
 RINALDO
 Sono un picciol corteggio
 che un’umile mia supplica preceda.
 DON TRITEMIO
 Quanto più m’appaltate
 io meno vi capisco.
135Eh via di grazia, lei mi venga schietto.
 RINALDO
 Son venutto ad effetto
 di presentare al tribunal di lei
 un umil memorial de’ pensier miei.
 DON TRITEMIO
 Signor lei sbaglia affé,
140che qui s’espone a bocca,
 né ci fu mai codesta usanza sciocca.
 RINALDO
 Se così si compiace,
 la supplica esporrò come a lei piace.
 Se non fosse il mio ardir troppo eccedente
145la supplica saria
 d’unir la di lei casa con la mia.
 DON TRITEMIO
 Signor sono a pigione,
 lei vada e se l’intenda col padrone.
 RINALDO
 Ella prende un abbaglio.
 DON TRITEMIO
150Oh spiegatevi meglio.
 RINALDO
 Sospiro ardentemente...
 DON TRITEMIO
 Che cosa?
 RINALDO
                      Di sposar...
 DON TRITEMIO
                                             Chi?
 RINALDO
                                                         La sua figlia.
 DON TRITEMIO
 Ah ah ora v’ho inteso;
 sicché quest’è la supplica?
 RINALDO
                                                  Ella è tale.
 DON TRITEMIO
155Ora rispondo al vostro memoriale.
 Per venir alle corte io vi dirò...
 RINALDO
 Che m’accorda la figlia.
 DON TRITEMIO
                                             Oh signor no.
 RINALDO
 Ah mi sento morir.
 DON TRITEMIO
                                      Per cortesia
 non venite a morire in casa mia.
 RINALDO
160Son cavalier.
 DON TRITEMIO
                           Benissimo.
 RINALDO
                                                  De’ beni
 ricco son quanto voi.
 DON TRITEMIO
                                        Son persuaso.
 RINALDO
 Il mio stato, i miei feudi,
 le parentele mie vi mostrerò.
 DON TRITEMIO
 Credo tutto.
 RINALDO
                         Che speri?
 DON TRITEMIO
                                               Signor no.
 RINALDO
165Ma la ragion almeno
 dite perché né men si vuol ch’io speri.
 DON TRITEMIO
 La ragion?...
 RINALDO
                          Vuo’ saper...
 DON TRITEMIO
                                                   Sì, volentieri.
 
    La mia ragion è questa...
 Mi par ragione onesta.
170La figlia mi chiedeste
 e la ragion vorreste...
 La mia ragion sta qui.
 Non posso dirvi sì,
 perché vuo’ dir di no.
 
175   Se non vi basta ancora,
 un’altra ne dirò.
 Rispondo: «Signor no,
 perché la vuo’ così».
 E son padron di dirlo;
180la mia ragion sta qui. (Parte)