Il filosofo di campagna, Londra, Griffin, 1768

 SCENA IV
 
 DON TRITEMIO infuriato, poi NARDO di casa
 
 TRITEMIO
 Figlia, figlia sgraziata,
 dove sei? Non ti trovo. Ah se la perfida
 mi capita alle mani,
970lo vo’ sbranar, come fa l’orso i cani.
 Son fuor di me; son pieno
 di dispetto, di rabbia e di veleno.
 NARDO
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
 TRITEMIO
975Ah, sono assassinato?
 M’han la figlia involato?
 Non la trovo; non so dov’ella sia.
 NARDO
 E non v’è altro?
 TRITEMIO
                                Una minchioneria!
 NARDO
 Eugenia vostra figlia
980è in sicuro, signor, ve lo prometto;
 è allegra collo sposo nel mio tetto.
 TRITEMIO
 Là dentro?
 NARDO
                       Signorsì.
 TRITEMIO
 Eh, burlate!
 NARDO
                         È così.
 TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
985una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 TRITEMIO
 Dov’è? La vo’ veder.
 NARDO
                                        Per ora no.
 TRITEMIO
 Eh, lasciatemi andar.
 NARDO
                                          Ma non si può.
 TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
990Sì; fin che è sposata.
 TRITEMIO
 Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 TRITEMIO
 Non m’ho da riscaldare?
 E vi par questo un modo di trattare?
 
995   Corpo del diavolo!
 Questo è un po’ troppo.
 Che? Sono un cavolo?
 Sono irritato,
 sono arrabbiato;
1000la vo’ finire,
 non vo’ sentire,
 non ho pietà.
 
    Vo’ rovinarvi,
 vo’ vendicarmi;
1005ed in giudizio
 un precipizio
 ne nascerà.
 
    Come? Che dite?
 Eh, Nardo mio,
1010mi maraviglio;
 basta così. (Parte)