Il filosofo di campagna, Londra, Griffin, 1768

 SCENA V
 
 Sala in casa di don Tritemio con varie porte.
 
 EUGENIA e RINALDO, dopo LESBINA
 
 EUGENIA
 Deh, se mi amate, o caro,
 ite lontan da queste soglie. Oh dio!
 Temo che ci sorprenda il padre mio.
 RINALDO
230Il vostro genitor.
 EUGENIA
                                 Ohimè! Chi viene?
 RINALDO
 Non temete. È Lesbina.
 EUGENIA
                                              Io vivo in pene.
 LESBINA
 V’è chi cerca di voi, signora mia.
 EUGENIA
 Il genitor?
 LESBINA
                       Oibò.
 RINALDO
 Dunque chi è che la domanda?
 LESBINA
                                                           Bravo!
235Voi pur siete curioso?
 Chi la cerca, signor, è il di lei sposo.
 EUGENIA
 Misera! Che farò?
 RINALDO
                                    Coraggio avrete
 di tradir chi vi adora?
 EUGENIA
                                           È ver, son figlia
 ma son amante ancor. Chi mi consiglia?
 LESBINA
240Ambi pietà mi fate
 e a me condur lasciate la faccenda.
 Ritiratevi presto.
 EUGENIA
                                  Vado.
 RINALDO
                                               Anch’io.
 LESBINA
 Con grazia, padron mio,
 ritiratevi, sì, questo mi preme;
245ma non andate a ritirarvi insieme.
 Voi di qua, voi di là; così va bene.
 EUGENIA
 Soffrite, idolo mio.
 RINALDO
                                     Soffrir conviene.
 
    Al passaggier talora
 cinto di notte oscura
250basta una stella ancora
 per animare il cor. (Partono)