La contessina, Venezia, Fenzo, 1743

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 Il CONTE, poi PANCRAZIO
 
 il Conte
 Costui che mai vorrà? Avrà bisogno
 della mia protezione;
 prottegge tutti il conte Baccellone.
 Pancrazio
 M’inchino al signor conte.
 il Conte
                                                  Addio mercante.
 Pancrazio
225(Bel complimento).
 il Conte
                                       Dite, che volete?
 Bacciatemi la veste ed esponete.
 Pancrazio
 (Maledetta superbia). Grazie, grazie,
 di un onor così grande io non son degno.
 il Conte
 Io son chi sono e pur d’ognun mi degno.
 Pancrazio
230Effetto di bontà; dunque in bon grado
 accetterà un’offerta o per dir meglio
 un’instanza ch’io porto...
 il Conte
                                               Eh no; dovete
 una supplica dir.
 Pancrazio
                                  Come comanda.
 il Conte
 Offerte a me? Sarebbe un’insolenza.
 Pancrazio
235(Adesso adesso io perdo la pazienza).
 il Conte
 Su via parlate, via, che non ho tempo
 da perdere con voi.
 Pancrazio
                                      Tosto mi sbrigo.
 Voi avete una figlia.
 il Conte
                                       Che asinaccio!
 Io ho una contessina illustre figlia,
240illustrissima figlia.
 Pancrazio
                                     Ed anco altezza
 dirò, se comandate.
 il Conte
 Questo titolo invan voi non gettate.
 Pancrazio
 Ed io pure ho un figliuolo.
 il Conte
                                                  Un bottegaro,
 ignorante, plebeo, senza creanza.
 Pancrazio
245(Mi vien voglia di dargli un piè in la panza).
 il Conte
 Via, che volete dir?
 Pancrazio
                                      Doppo cotante
 sue gentili espressioni
 inutil veggo andar più avanti.
 il Conte
                                                        Ed io
 voglio che terminiate.
 Pancrazio
250Lo dirò adunque...
 il Conte
                                     Via.
 Pancrazio
                                               Dunque ascoltate.
 La vostra contessina illustre figlia,
 la illustrissima figlia io vi domando,
 per far un imeneo
 fra essa e il mio figliol vile e plebeo.
 il Conte
255Ah prosontuoso, ah temerario! A forza
 trattengo di lordar le scarpe mie
 nella schienaccia tua. Quest’è un affronto
 che soffrir non si può. Servi, canaglia,
 ove siete, venite. Io da un balcone
260vorrei farti cacciar.
 Pancrazio
                                      Piano di grazia,
 non tanta furia, signor conte mio;
 si sa ben chi voi siete e chi son io.
 il Conte
 Tu sei un mercenario, io cavaliero.
 Pancrazio
 Cavaliero di quei da dieci al soldo,
265fatto ricco facendo il manigoldo.
 il Conte
 Vecchio, ti compatisco; rimbambisci,
 non sai ciò che ti dici.
 Pancrazio
                                          Io so che alfine
 vi perderei del mio dando un figliuolo
 sì ricco e sì ben fatto
270ad una figlia d’un villan rifatto.
 il Conte
 Rider mi fai, povero babuino.
 Non sai che la contessa
 degna prole del mio nobile tralcio
 fu richiesta in consorte
275da prencipi e da duchi?
 Va’, che il padre tu sei de’ mamaluchi.
 
    Mia figlia ah ah!
 Pretender oh oh?
 Tuo figlio, uh uh?
280Va’ via torlulù.
 Villano, baggiano
 da rider mi fa.
 
    Rammenta chi sono,
 rammenta chi sei.
285Punirti dovrei
 ma al sangue perdono
 la tua inciviltà. (Parte)