Il filosofo di campagna, Vicenza, Bressan, 1767

 SCENA XIV
 
 LA LENA e detti
 
 LENA
 Signor zio signor zio che cosa fate?
885Lontano discacciate
 colei che d’inganarvi ora s’impegna,
 d’essere vostra sposa non è degna.
 LESBINA
 (Qualche imbroglio novello).
 NARDO
                                                       Ha forse altrui
 data la fé di sposa?
 LENA
                                      Eh signor no.
890Quel ch’io dico lo so per cosa vera,
 ella di don Tritemio è camariera.
 LESBINA
 (Ah maledetta).
 NARDO
                                È ver quel ch’ella dice?
 LESBINA
 Ah misera infelice!
 Compatite se tanto
895amor mi rese ardita;
 finsi il grado egli è ver perché v’adoro.
 Per voi languisco e moro.
 Confesso il mio fallire
 ma vogl’essere vostra oppur morire.
 NARDO
900(Poverina!)
 LENA
                         Vi pare
 che convenga sposare
 a un uom come voi femmina tale?
 NARDO
 Non ci vedo alcun male.
 Per me nel vostro sesso
905serva o padrona sia tutt’è lo stesso.
 LESBINA
 Deh per pietà donate
 perdono all’error mio.
 NARDO
 Se mi amate di cor, v’adoro anch’io.
 Per me sostegno e dico
910ed ho la mia ragione
 che sia la condizione un accidente.
 Sposar una servente
 che cosa importa a me se bella e buona?
 Peggio è assai s’è cattiva una padrona...
 
915   Se non è nata nobile
 che cosa importa a me?
 Di donna il miglior mobile
 la civiltà non è.
 Il primo è l’onestà
920secondo è la beltà
 il terzo è la creanza,
 il quarto è l’abbondanza;
 il quinto è la virtù
 ma non si usa più.
 
925   Servetta graziosa
 sarai la mia sposa,
 sarai la vezzosa
 padrona di me.