La pupilla, Venezia, Zatta, 1794

 SCENA III
 
 GIACINTO da medico e detti
 
 Giacinto
 Riverente m’inchino, o mio signore.
 Triticone
 (Che medico gentil!)
 Rosalba
                                         (Che bel dottore!)
 Triticone
 Signor eccellentissimo,
380alla di lei virtù mi raccomando.
 Giacinto
 Ha forse lei qualche malanno adosso?
 Già la vecchiezza sua...
 Triticone
                                            Basta, fermate
 né mai di cosa tal non mi parlate.
 Rosalba
 
    Signor tutore,
385signor dottore
 il mal crescendo va.
 
    Voi già lo sapete, (A Triticone)
 voi già m’intendete; (A Giacinto)
 abbiate pietà.
 
 Giacinto
390Non temete, signora, in breve tempo
 risanata sarete.
 Triticone
 Prima, signor, che v’accostiate a lei
 io vi dirò il suo male.
 La semplice fanciulla,
395che mai provato ha l’amoroso ardore,
 sentendosi nel core
 nascer per me la fiamma prodigiosa
 per l’alta brama d’essere mia sposa
 ammalata si rese, onde desio
400che voi pur secondiate il genio mio.
 Giacinto
 Ben, bene, io vi prometto
 la fiamma secondar del di lei petto.
 Ma se vi contentate
 lasciate ch’io l’interroghi in disparte
405per poter adoprar l’ingegno e l’arte.
 Triticone
 Fate il vostro mestier, io mi contento.
 (Che medico garbato!
 Il ciel me l’ha mandato). (Si ritira)
 Giacinto
 Adorata Rosalba, eccomi lesto;
410se volete venire, il punto è questo
 destinato alla fuga.
 Rosalba
 Io con voi venirò sino alla morte.
 Triticone
 (Oggi Rosalba sarà mia consorte).
 Giacinto
 Appiedi delle scale
415quattro de’ servi miei vi sono armati,
 onde alla casa mia sarem scortati.
 Rosalba
 Purché voi siate meco altro non curo.
 Triticone
 (Dell’amore di lei già son sicuro).
 Giacinto
 Signor Triticon mio, lei è servita.
 Triticone
420Rosalba, come va?
 Rosalba
                                    Già son guarita.
 Triticone
 Come? Sì presto? E come mai faceste?
 Giacinto
 Ma voi non mi diceste
 ch’era tutto d’amor il di lei male?
 Triticone
 E ch’ella era di me dissi invaghita.
 Giacinto
425Consolandola dunque io l’ho guarita.
 
    A una donna che patisca
 qualche mal di gioventù
 non vi vuol cassia,
 non vi vuol manna
430e la teriaca
 buona non è.
 
    Vi vuol un medico
 che sia buon pratico,
 che trovi subito
435il come e ’l che.
 
 Triticone
 (Gran fortuna è la mia! Sempre ritrovo
 gente di buona mente e di buon core.
 L’astrologo fu buono
 ma il medico è migliore).
 Giacinto
440Quando meco sarete (A Rosalba)
 penseremo alla dote.
 Triticone
 Che li dite signore?
 Anch’io sentir vorrei.
 Giacinto
 Tutti li detti miei
445tendono a stabilire il matrimonio.
 Triticone
 Che siate benedetto!
 Rosalba
 Orsù già tutto intesi. Altro non manca.
 D’aspettar son già stanca.
 Triticone
 Guardate s’ella mi ama,
450ogni breve dimora è a lei di pena.
 Giacinto
 Concludiamo l’affare or tra di noi.
 Voi ardete d’amor. (A Rosalba)
 Rosalba
                                      Ma sol per voi. (A Giacinto)
 Triticone
 Adunque è giunto il giorno
 fortunato per me.
 Rosalba
                                   Fortunatissimo.
 Triticone
455Voglio darli la man. (A Giacinto)
 Giacinto
                                        Fate benissimo.
 Triticone
 
    Mia cara pupilletta
 dammi la man di sposa.
 
 Giacinto
 
 Non siate sì ritrosa.
 
 a tre
 
 Oh che consolazion!
 
 Triticone
 
460   Guarda lo sposo.
 
 Rosalba
 
 Io già lo miro.
 
 Triticone, Giacinto a due
 
 L’ami costante?
 
 Rosalba
 
 Per lui sospiro.
 
 a tre
 
    Contento maggiore
465di questo non v’è.
 
 Triticone
 
    Dammi la mano
 sposa diletta.
 
 Rosalba
 
 Prima del medico
 vuo’ la ricetta.
 
 Giacinto
 
470   Lasciate fare a me. (Va in mezzo)
 
 Triticone
 
 Che medico gentile!
 
 Rosalba, Giacinto a due
 
 Che pazzo da legar.
 
 Triticone
 
    Figliuola, se volete.
 
 Rosalba
 
 Non posso più aspettar.
 
 Giacinto
 
475   Così miei signori
 se pur vi degnate
 io nel vostro matrimonio
 servirò per testimonio.
 
 Triticone
 
 Fate pur come volete.
 
 Rosalba
 
480Il mio genio già sapete.
 
 Triticone, Rosalba a due
 
 A voi tocca il comandar.
 
 Giacinto
 
    Favoritemi le destre,
 io vi voglio consolar.
 
 a tre
 
 Maggior fortuna non posso sperar. (Giacinto prende la mano a Triticone e Rosalba fingendo unirle, poi dà una spinta a Triticone e conduce via Rosalba)
 
 Triticone
 
485   Oimè che fate?
 
 Rosalba
 
 Quest’è mio sposo.
 
 Giacinto
 
 Quest’è mia sposa.
 
 Triticone
 
 Come?
 
 Giacinto
 
                 Tacete.
 
 Rosalba
 
 Non fate rumor.
 
 Triticone
 
490   Sono tradito.
 
 Giacinto
 
 Mia cara moglie.
 
 Rosalba
 
 Dolce marito.
 
 Triticone
 
 Di rabbia...
 
 Giacinto, Rosalba a due
 
                        Di gioia...
 
 a tre
 
 Ripieno ho il mio cor.
 
 Fine dell’intermezzo