Il filosofo di campagna, Bruxelles, Boucherie, 1766

 SCENA PRIMA
 
 Campagna con casa rustica.
 
 NARDO esce di casa con una vanga accompagnato da alcuni villani
 
 NARDO
 
    Al lavoro, alla campagna!
 Poi si gode, poi si magna
 con diletto e libertà.
 
    O che pane delicato,
5se da noi fu coltivato!
 Presto presto a lavorare,
 a podare, a seminare,
 e dappoi si mangerà,
 del buon vin si beverà
10ed allegri si starà. (Partono i contadini restandone uno impiegato)
 
 Vanga mia benedetta,
 mio diletto conforto e mio sostegno,
 tu sei lo scettro e questi campi il regno.
 Quivi regnò mio padre,
15l’avolo ed il bisavolo e il tritavolo
 e fur sudditi lor la zucca e il cavolo.
 Nelle città famose
 ogni generazion si cambia stato,
 se il padre ha accumulato
20con fatica, con arte e con periglio,
 distrugge i beni suoi prodigo il figlio.
 Ecco; il mondo è così. Niuno è contento
 del grado in cui si trova
 e lo stato cambiare ognun si prova.
25Vorrebbe il contadino
 diventar cittadino; il cittadino
 cerca nobilitarsi
 ed il nobile ancor vorrebbe alzarsi
 d’un gradino alla volta.
30Qualchedun si contenta;
 alcuno due o tre ne fa in un salto;
 ma lo sbalzo è peggior quanto è più alto.
 
 Aria
 
    Suponiam che questa sia
 la fortuna che vogl’io,
35che quella sia quell’altra
 che poi vuole il padron mio.
 Voglio un po’ filosofar.
 
    Me lo metto ben in testa
 che nel mondo le fortune
40paian bionde e pur son brune
 poiché quella non è questa,
 perché questa non è quella
 e la bruta con la bella
 non si deve mai cangiar.
 
45   A che serve, il conto è chiaro
 che lo vede ogni somaro.
 Voglio quello che mi par.