Il filosofo di campagna, Brunswick, [1765] (La serva accorta)

 SCENA II
 
 LA LENA di casa e detti
 
 LA LENA
 Questa, se non m’inganno,
 di don Tritemio è la figliuola.
 EUGENIA
                                                        Dite,
 pastorella gentile, è albergo vostro
975questo di dove uscite?
 LA LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LA LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
 Perché sola? Son io,
980pastorella gentile, il di lei sposo.
 LA LENA
 Davvero?
 EUGENIA
                     Deh per pietà vi prego...
 LA LENA
 Che sì, che al genitore
 l’avete fatta bella?
 EUGENIA
 Amabil pastorella,
985voi non sapete al core
 quanto altero comandi il dio d’amore.
 LA LENA
 (Mi fa pietà). Sentite,
 v’offro l’albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto
990in mia presenza e d’altro testimonio
 si faccia e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
 Sì sì, ve lo prometto.
 Andiam nel vostro tetto, se vi aggrada.
 LA LENA
 Precedetemi voi, quella è la strada.
 EUGENIA
995Andiam, Rinaldo amato.
 L’innocente desio seconda il fatto.
 
    Che più bramar poss’io?
 Che più dal cielo aspetto?
 Andrò col mio diletto
1000la pace ad incontrar.
 
    Del genitore alfine
 si placherà lo sdegno.
 Amor prenda l’impegno
 quest’alme a consolar. (Entra in casa di Nardo)