Il filosofo di campagna, Brunswick, [1765] (La serva accorta)

 SCENA VIII
 
 Sala in casa di don Tritemio con due porte.
 
 EUGENIA e RINALDO, indi LESBINA
 
 EUGENIA
 Deh se mi amate, o caro,
 ite lontan da queste soglie. Oh dio!
235Temo che ci sorprenda il padre mio.
 RINALDO
 Del vostro genitore
 il soverchio rigor vi vuole oppressa.
 Deh pensate a voi stessa.
 LESBINA
 V’è chi cerca di voi, signora mia. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
240Il genitore?
 LESBINA
                         Oibò. Sta il mio padrone
 col suo fattore e contano denari.
 Né si spiccia sì presto in tali affari.
 RINALDO
 Dunque chi è che la dimanda?
 LESBINA
                                                          Bravo!
 Voi pur siete curioso?
245Chi la cerca, signore, è il di lei sposo.
 EUGENIA
 Misera! Che farò?
 RINALDO
                                    Coraggio avrete
 di tradir chi v’adora?
 EUGENIA
                                          È ver, son figlia
 ma sono amante ancor. Chi mi consiglia?
 LESBINA
 Ambi pietà mi fate;
250a me condur lasciate la facenda.
 Ritiratevi presto.
 EUGENIA
                                  Vado. (In atto di partire)
 RINALDO
                                               Anch’io. (In atto di seguire Eugenia)
 LESBINA
 Con grazia, padron mio,
 ritiratevi, sì, questo mi preme;
 ma non andate a ritirarvi insieme.
255Voi di qua; voi di là; così va bene.
 EUGENIA
 Soffrite, idol mio. (Si ritira in una stanza)
 RINALDO
                                    Soffrir conviene. (Si ritira in un’altra stanza)